Paola Turci è tornata in auge come cantante dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo nel 2017. In quell’occasione, portò un brano che per lei è emblematico, dal titolo Fatti bella per te. Il valore del giudizio degli altri, per lei, è sempre stato alto. Poi ha imparato a farci i conti come si deve, e dopo l’incidente e quella brutta cicatrice si è detta che si sarebbe amata lo stesso. “Ho spinto ‘stop’ e non le ho sentite più: le timidezze, le insicurezze profonde che mi rimpicciolivano. E sono rinata, senza inibizioni”. Questa sera, a Techetechete’, si ripercorrerà in parte la sua carriera, dai primi successi fino all’Ultimo ostacolo, il brano che ha presentato a Sanremo 2019. “Le canzoni spesso servono a trattenere un momento, a farci tornare in un ‘lì’. Nel mio, sto per perdere mio padre. O almeno è quel che credo. Perché poi è successo che non ne ho mai parlato così tanto come da quando se n’è andato”. Lo racconta in un’intervista a Vanity Fair: “Non è stato un supereroe: avevamo un rapporto di simpatia, ma non sono mai dipesa da lui. Poi l’ho visto nell’ultimo respiro, ho ascoltato le sue ultime parole: ‘Dimmi, cara’. E ora lo ritrovo quando attraverso le porte affrescate e strette. Arriva senza che io lo cerchi”.
Paola Turci e gli attacchi di panico
Per Paola Turci non è stato facile ricominciare. Nei mesi seguiti all’ultimo Sanremo ha avuto un nuovo crollo: “Come la fine della festa, svegliarsi la mattina dopo. Sei contenta, ma hai un gran cerchio alla testa, e domande aperte senza risposte. Ho avuto un down fisiologico”. Adesso si definisce una “fiamma in mezzo al vento”, fragile, ma sempre in verticale. E come una fiamma ondeggia, ma per adesso non si spegne: “Da quando mi alleno so che non si può essere sempre in perfetta forma. Il corpo non sostiene a lungo la tensione. All’onda che va su, segue quella che va giù”. Insomma, questo stato d’animo è in fondo uno stato anche fisico. “Un po’ di vuoto, barcollamento emotivo. Capita dal niente di non respirare più, che il pianto salga alla gola. Gli attacchi di panico non li avevo mai conosciuti. Poi al concerto di Emma, io e Giorgia ci siamo sedute in mezzo alla gente: aumentava e non ci ho capito più niente. Mi sono alzata. Facendomi largo a spintoni sono corsa fuori, in lacrime, spaventando tutti”. I demoni interiori, dice, riesce bene o male a fronteggiarli. Questa sua lotta la traspone anche nei testi: “Piove però siamo fuori pericolo/riusciremo a respirare nel diluvio universale”, canta nell’Ultimo ostacolo. Rimpianti non ne ha, eccetto uno. Ha perso un grande treno, quello con l’altra metà: “Per questo mio essere istintiva, curiosa, sperimentatrice. Seguire i richiami. E non far pace con l’abitudine”. Dopo suo padre, “nessuno è valso la pena”.