La morte di Paolo Beldì, celebre regista di programmi come “Quelli che il calcio”, è stato un duro colpo per molti amici dell’uomo, come Marino Bartoletti. Il giornalista ha scritto un lungo post, ricordando l’ultima volta in cui ha sentito l’amico Beldì: “Ci eravamo parlati l’altro ieri. Mi aeeva detto che, come regalo di compleanno (l’11 luglio), gli sarebbe piaciuto vedere l’Italia nella finale degli Europei. L’Italia ha fatto il suo dovere, lui invece se n’è andato: e non si fa così, Paolino!” E ha perciò continuato: “Paolo Beldì è stato il nostro regista di “Quelli che il Calcio”: una trasmissione che senza la sua lucida follia (e ovviamente la sua grandezza) non sarebbe mai stata così bella. E poi Sanremo, e poi gli show di Celentano che non faceva un passo senza lui… E poi di che parliamo? Era un piccolo, frenetico, generoso genio. E soprattutto un uomo gentile e di enorme, quasi infantile bontà.” (Aggiornamento di Anna Montesano)
PAOLO BELDÌ, IL CELEBRE REGISTA TROVATO MORTO
Il regista Paolo Beldì è morto. È stato trovato senza vita ieri sera nella sua casa di Magognino, frazione di Stresa. Atteso al circolo di Levo per la partita Belgio-Italia degli Europei 2020 di calcio, non è mai arrivato. Un’amica di Novara ha dato l’allarme e i soccorritori l’hanno trovato morto in casa. Lo riporta La Stampa, spiegando che l’ipotesi è che sia stato vittima di un infarto. Paolo Beldì è stato regista di molti programmi televisivi, come Quelli che il calcio e il Festival di Sanremo per tre edizioni. Aveva conosciuto la grande popolarità con Fabio Fazio, ma la sua telecamera si è spenta. Tra pochi giorni avrebbe compiuto 67 anni. Suo padre era un noto pubblicitario di Novara, curò ad esempio gli spot di Pavesini e Bialetti. Lui però dopo gli esordi a Radio Azzurra e Onda Novara, entrò ad Antenna 3. «Mi misero a fare fotocopie e fu la mia fortuna. Potevo girare per gli studi e quando incrociavo un tecnico, un operatore o un montatore mi facevo spiegare trucchi che mi sarebbero serviti per il futuro», raccontò in un’intervista. In quegli anni conobbe Enzo Tortora, Walter Chiari e Teo Teocoli.
PAOLO BELDÌ, LA CARRIERA TRA MEDIASET E RAI
Paolo Beldì esordì poi in Fininvest, oggi Mediaset, con programmi come Mai dire Banzai e Mai dire mundial. Il suo esordio nel varietà invece lo deve ad Antonio Ricci, che lo chiamò per Lupo solitario e Matrjoska. Dagli anni ’90 invece la sua vita fu targata Rai. La svolta arrivò con Mi Manda Lubrano. Il primo giorno un’operatore inquadrò un ospite con un pantalone alzato e il calzino a mezz’asta e lui lo lanciò in diretta. «Fu scandalo». Ma era quella la sua cifra: la ricerca del dettaglio. Indugiava, era attento e cercava quel qualcosa di insignificante all’apparenza che però rivela aspetti intimi degli ospiti. Il sodalizio con Fabio Fazio fu quello più lungo, oltre che proficuo. Da Diritto di replica a Quelli che il calcio, anche con Simona Ventura. Con Fazio è stato regista di due edizioni del Festival di Sanremo, la terza invece con Panariello. Amico di Adriano Celentano, per il quale è firmato Svalutation, Rockpolitik, La situazione non è buona, Rock Economy, Paolo Beldì ha scritto anche tre libri.