“Perché parlavo da solo” è il nuovo libro autobiografico di Paolo Bonolis. Il conduttore e comico, uno dei volti più amati dal pubblico, è ospite di “Splendida cornice” di Geppy Cucciari, alla quale racconta proprio il “Perché parlavo da solo? Perché era una forma di demenza già evidente che ho cercato di nascondere mettendomi a scrivere. Allora mi sono messo a scrivere”. Da ragazzino, spiega Paolo, “parlava da solo con donne straniere“. Il motivo? “Perché le straniere ci stavano e le italiane no. Allora, quando si andava in Inghilterra per imparare la lingua inglese, c’erano ragazze nordeuropee che davano delle occasioni che in Italia erano più complesse da trovare. Ricordo la prima volta che toccai un seno e mi fu utile per altri due anni. Era finlandese”. Poi, una nuova battuta sul libro: “Quando parli hai a disposizione la gestualità, l’espressione. Mentre con la parola devi essere più preciso”.
Tra le passioni di Paolo Bonolis, infatti, c’è proprio la lettura: “Dopo aver vissuto tante cose nella vita, lo stupore per la novità tende a diminuire e le cose tendono a ripetersi costantemente. In un libro, in un viaggio, si possono invece trovare cose nuove perché sono cose ancora non fatte. Lo stupore nasce anche da un gesto di cortesia, dalla gentilezza che vedi per strada… L’ultima persona che mi ha stupito è Laurenti, perché è estremamente profondo e totalmente assurdo. Questa doppia anima sua mi diverte e mi stupisce ancora”.
Bonolis: “Nei momenti di nervosismo balbetto ancora”
Conduzione, comicità ma anche cinema. Nella vita di Paolo Bonolis c’è stato spazio anche per quello, come racconta a “Splendida cornice”: “Il cinema mi ha sempre affascinato. Lavoravo al cinema, facevamo rassegne cinematografiche, mostravamo la new wave americana con grandi registi poi diventati affermati. Ho anche collaborato con l’ex assessore alla cultura di Roma che voleva organizzare il Festival del cinema horror. Sono arrivati 20-25 film e uno avrebbe vinto. Li abbiamo visionato prima tutti quanti ma alcuni erano molto brutti. E infatti ho proposto di fare due premi, uno per il più bello e uno per il più brutto. La sera dei più brutti era sempre pieno il cinema e poi li facevamo anche doppiare da comici”.
La nota parlantina nel conduttore, non è stata sempre così. “Prima balbettavo tanto”, racconta Paolo. “A scuola spesso mi interrogavano per iscritto perché sennò passava l’ora. Ma a casa la vivevo molto bene, mi prendevano per i fondelli. Poi l’ho superata perché c’era un signore che a scuola facevano del teatro. Mi hanno chiesto se volessi provare. Facevano ‘Assassino nella cattedrale’. Io dovevo dire ‘Arrivano le guardie’ e mi sono accorto che quando una cosa la sapevo, non balbettavo. Ho lavorato su questa cosa e sono riuscito ad eliminare la balbuzie che però a volte, nei momenti di nervosismo, mi torna” chiosa.