Ricordo, commozione, polemica e anche un senso di assenza: sono questi i connotati emotivi della giornata che ha visto oggi Palermo fermarsi e guardare idealmente a Via D’Amelio nel 27esimo anniversario della strage che uccise il giudice Paolo Borsellino e le persone che formavano la sua scorta. Infatti, tra il ricordo della politica e di esponenti noti della magistratura e della lotta alla Mafia di ieri come di oggi, c’è stato spazio anche per il duro attacco della figlia Fiammetta allo Stato e in particolare all’ex procuratore generale Riccardo Fuzio. Ma la giornata di oggi sarà ricordata anche per il fatto che, per la prima volta da quando si commemora il vile attentato di quel 19 luglio 1992, non vi ha presenziato Rita Borsellino, sorella di Paolo e zia di Fiammetta: la donna, da sempre in prima linea sul fronte dell’antimafia, è scomparsa infatti lo scorso 15 agosto e oggi, come hanno ricordato alcuni commentatori, l’assenza che si provava era la sua. “Quest’anno è più difficile per me partecipare alle celebrazioni perché manca Rita” ha detto alla stampa suo fratello Salvatore ricordando la figura della sorella. (agg. di R. G. Flore)



LA FIGLIA FIAMMETTA ATTACCA L’EX PROCURATORE FUZIO

Nel giorno in cui Palermo si è fermata, non solo in Via D’Amelio ma idealmente in ogni angolo, per ricordare a 27 anni l’attentato in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, più delle parole di circostanza della politica a far rumore sono le dichiarazioni della figlia Fiammetta che ha attaccato senza mezze misure lo Stato, da cui ha detto alla stampa di sentirsi presa in giro. La figlia di Borsellino infatti ha avuto parole di fuoco nei confronti dell’ex procuratore generale Riccardo Fuzio, il cui nome è da qualche tempo noto alle cronache in relazione allo scandalo per le nomine nelle principali Procure italiane, dicendo che l’anno scorso, assieme a sua sorella, si era recata a Roma nel suo ufficio per invocare l’avvio di procedimenti disciplinari nei confronti di quei magistrati che all’epoca della strage erano in servizio a Caltanissetta e che, a suo dire, avrebbero contribuito al depistaggio sulle indagini. “Fuzio sostiene di non aver mai avuto tempo di occuparsi di questa vicenda perché impegnato in altre vicende giudiziarie” ha spiegato Fiammetta Borsellino che poi non fa mancare una stoccata aggiungendo che “quali indagini fossero lo abbiamo poi scoperto nelle ultime settimane, era occupato a pilotare con Luca Palamara le nomine dei procuratori” e dicendosi indignata da tutto ciò. (agg. di R. G. Flore)



SALVINI, “UN EROE ITALIANO”

Il cordone della politica in memoria di Paolo Borsellino è scattato anche per questo 27esimo anniversario dalla scomparsa del giudice martire contro la Mafia: «Nel ventisettesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, insieme a lui, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, rivolgo nei loro confronti un pensiero commosso e rinnovo la solidarietà ai loro familiari, tra i quali, per il primo anno, manca Rita Borsellino che ne ha continuato in altre forme lo stesso impegno. Rimane forte l’impegno per Paolo Borsellino, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità», scrive in una nota il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha invece voluto sottolineare i tratti di “eroismo” del magistrato con Falcone protagonista di quella stagione di stragi: «Il 19 luglio di 27 anni fa, nella strage di via D’Amelio, vennero assassinati Paolo Borsellino e cinque donne e uomini della scorta. Un pensiero e una preghiera per questi Eroi Italiani, ringraziando Forze dell’Ordine e magistrati che ne onorano la memoria con la guerra quotidiana a tutte le Mafie, con decine di arresti e confische di patrimoni milionari anche in questi giorni. #lamafiamifaschifo». Non mancano però le polemiche, sollevate dalla figlia Fiammetta Borsellino oggi evidenziate in una intervista incendiaria al Quotidiano del Sud: «Oggi, anzi ieri molti si pavoneggiano di avere desecretato quegli atti. Loro, (Commissione antimafia e Parlamento ndr) puntano agli anniversari per fare vedere che lavorano. Loro, il Csm e la Commissione antimafia, lo fanno il 19 luglio nell’anniversario della morte di mio padre e degli uomini della sua scorta e hanno il sapore della strumentalizzazione mediatica». Contro Morra e la sua Antimafia ma non solo, l’invettiva di Fiammetta Borsellino tratta anche i responsabili delle indagini sulla Strage di Via d’Amelio: «Al di là degli impegni delle procure di Messina e Caltanissetta, uno non deve perdere la speranza do arrivare alla verità, non puoi mai abbandonare l’idea di vedere la luce, queste persone indegne che hanno condotto le indagini, investigatori e magistrati, se hanno sbagliato devono pagare». (agg. di Niccolò Magnani)



27 ANNI FA LA STRAGE DI VIA D’AMELIO

Di Paolo Borsellino e della sua certezza di essere nel mirino della mafia si è tornati a parlare in questi giorni (“Siamo scortati di giorno e liberi di essere uccisi di sera“). Ma quelle frasi di denuncia del magistrato che insieme a Giovanni Falcone è diventato il simbolo dell’Italia migliore, di quella che non si piega a “cosa nostra” e al sistema del tanto peggio tanto meglio, non possono non rappresentare una ferita che torna a sanguinare in questo 19 luglio. Ventisette anni fa, infatti, si verificò la Strage di via d’Amelio, in cui oltre a Paolo Borsellino persero la vita cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l’esplosione che alle ore 16:58 vide una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo del tipo Semtex-H a deflagrare sotto il palazzo in cui abitavano Maria Pia Lepanto e Rita Borsellino, rispettivamente mamma e sorella del magistrato antimafia.

PAOLO BORSELLINO, IL GIUDICE CONTRO LA MAFIA

Paolo Borsellino sapeva che la sua ora stava per scoccare. Lo aveva capito un attimo dopo che la strage di Capaci aveva portato via il suo amico fraterno, Giovanni Falcone, e per questo lavorava senza sosta. Secondo quanto ricostruito in seguito, all’inizio degli anni Novanta si verificarono dei contatti tra mafia e alcuni elementi dello Stato italiano (la cosiddetta “trattativa Stato-Mafia”) affinché “cosa nostra” smettesse gli attentati stragisti in cambio di un’attenuazione delle pene detentive. Nel momento in cui Paolo Borsellino si mise di traverso rispetto a questa “mediazione” divenne uno dei principali nemici di “cosa nostra”. Il 13 luglio, 6 giorni prima dell’attentato in cui avrebbe perso la vita, confidò ad un agente della scorta:”Sono turbato, sono preoccupato per voi, perché so che è arrivato il tritolo per me e non voglio coinvolgervi”. E’ in questa eroica consapevolezza che si determina la grandezza dell’uomo, capace di svolgere il suo ruolo fino in fondo, senza scendere a compromessi, pur sapendo che la propria onestà lo porterà a morire. Ma non invano, almeno per l’esempio che ha rappresentato e ancora incarna per la sua famiglia (la moglie Agnese, i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta) e soprattutto per milioni di italiani.