Si è tenuta nella giornata di oggi – giovedì 11 luglio 2024 – l’udienza preliminare contro i quattro poliziotti che sono accusati di depistaggio per la morte del giudice Paolo Borsellino, accusati di aver ‘coperto’ i colleghi Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo; alla presenza dei figli del giudice antimafia – Fiammetta, Lucia e Manfredi – che oltre a costituirsi parte civile nel processo hanno anche chiesto la citazione a giudizio della Presidenza del Consiglio e del Viminale. Secondo i figli di Paolo Borsellino, le istituzioni dovrebbero essere ritenute responsabili civili di tutta la lunga trafila di depistaggi e – soprattutto – per non aver mai fatto nulla per ritrovare la famosa agenda rossa del giudice; con l’ipotesi che quest’ultima possa contenere qualche dettaglio scottante su dei politici di spicco negli anni delle stragi mafiose.
Prima di arrivare ai figli del giudice, vale la pena ricordare che a processo oggi sono finiti i quattro agenti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che facevano parte del gruppo d’indagine ‘Falcone-Borsellino’ e che avrebbero (ma spetterà al tribunale definirlo) nascosto la verità sui depistaggi grazie ad una serie ripetuta di “non ricordo” durante il precedente processo a carico dei già citati Bo, Mattei e Ribaudo che un paio di mesi fa sono stati prosciolti con la formula di ‘non luogo a procedere per intervenuta prescrizione’.
I legali dei figli di Paolo Borsellino: “La citazione a Viminale e Presidenza è un atto dovuto, nessuna ostilità con il Governo”
“Non c’è nessuna ostilità nei confronti del Governo – precisa oggi l’avvocato Fabio Trizzino che segue i figli di Paolo Borsellino – [ma] si tratta di un atto dovuto, a cui non bisogna dare assolutamente alcuna enfasi, né valenza politica” e che mirerebbe ad “una eventuale azione risarcitoria nei confronti di chi in quel momento era responsabile istituzionale”. Non solo, perché il legale ci ha tenuto a precisare che a differenza di quanto “avvenuto con gli altri governi precedenti”, quello presieduto da Giorgia Meloni è stato l’unico ad aver “dato una mano a far luce su certi altarini“, ricevendo i figli di Paolo Borsellino “in Commissione Antimafia”.
“Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità – ha continuato Trizzino in un breve scambio con i giornalisti dopo l’udienza di oggi -, sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino” e sempre fiduciosi “nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare”. Mentre parlando del processo vero e proprio ha ricordato che si tratta di “un’appendice del processo principale che si è concluso” e che sembra aver dimostrato che i depistaggi sulla morte del giudice hanno coinvolto “vari livelli istituzionali” che ora dovranno essere indagati e chiariti.
Nel frattempo, il legale di Maniscaldi ha chiesto una data entro cui esaminare le richieste di costituzione delle parti civili con il Gup che ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre; mentre l’avvocato di stato Giuseppe La Spina si è costituto – a sua volta – parte civile per conto della Presidenza del Consiglio e per il Ministero della Giustizia (in quanto parte danneggiata dal reato), ma anche per il Ministero dell’Interno in qualità di parte offesa.