«I veri ‘problematici’ sono i vaccinati, non chi non lo è ed è negativo al tampone»: senza mezzi termini Paolo Brosio ai microfoni di Adnkronos. Il celebre volto televisivo, già recentemente piuttosto netto sull’efficacia del vaccino – «non funziona!», la sua affermazione ai microfoni di Zona Bianca – ha evidenziato che a suo avviso chi è negativo al tampone è più attendibile dei vaccinati, considerando che i test «danno una fotografia in tempo reale di chi ti trovi di fronte».
«Se dovessi scegliere chi frequentare, opterei per chi mi mostrasse un tampone negativo piuttosto che un certificato vaccinale di sei mesi fa», l’analisi di Paolo Brosio. Per questo motivo, ha evidenziato, «è un controsenso pensare a un lockdown per chi non è vaccinato oppure per chi ha già contratto il virus e non ha fatto successivamente una prima dose».
PAOLO BROSIO: “IL VACCINO È UN COLABRODO”
Reduce dai vibranti scontri televisivi con David Parenzo e Alessandro Cecchi Paone, Paolo Brosio ha definito il vaccino anti-Covid «un colabrodo», rimarcando che il super green pass dovrebbe durare al massimo sei mesi. Il giornalista ha poi sottolineato che non vaccinati e guariti non andrebbero messi sullo stesso piano, considerando che i secondi, non trasmettendo il virus, sono una risorsa. Paolo Brosio ha ribadito che la chiusura totale per i non vaccinati sarebbe inutilmente discriminatoria, anche perché «nelle terapie intensive finiscono anche i non vaccinati»: «La vera sicurezza, il migliore scudo contro il Covid è il tampone, non il siero, tanto è vero che adesso diverrà obbligatorio anche nei cinema e nei teatri anche per i vaccinati. E poi, come ho sempre detto, bisognerebbe tornare al medico di famiglia che va in casa dei malati e che li cura nel loro domicilio. Toglierebbe l’intasamento dagli ospedali».