Cambiare identità quando si vuole grazie a trucchi, lenti e vestiti. È questo quello che per otto anni ha fatto Paolo Calabresi, attore e trasformista, diventato noto grazie a serie tv di successo come RIS e Boris ma anche Iena dal 2008 e poi conduttore dello stesso programma in onda sulla Mediaset. Non solo piccolo e grande schermo per l’artista, ma anche appunto una carriera parallela da trasformista, iniziata nel 2000, per gioco. Volendo entrare a San Siro per Milan-Roma, Paolo Calabresi pensò bene di travestirsi da Nicholas Cage. Episodi raccontati nel suo libro “Tutti gli uomini che non sono: storia vera di una falsa identità” e ripercorsi anche in un’intervista a il Messaggero.



I travestimenti di Calabresi sono nati come reazione a tre lutti pesanti: “I miei genitori sono morti a distanza di dieci giorni uno dall’altro. Quando a mamma a 63 anni dissero che per il suo tumore non c’era altro da fare, papà che era sanissimo, non si scompose. Andò a dormire e a 69 anni non si è più svegliato. Infarto. Dieci giorni dopo, stessa sorte per mamma. E tre mesi dopo anche per Giorgio Strehler, la persona che mi ha insegnato tutto della recitazione. Dall’87 al 90 ho frequentato la sua scuola del Piccolo di Milano, e dal 90 al 97 mi ha scritturato in tutti i suoi spettacoli”. Grandi sofferenze per l’attore, che però non versò neppure una lacrima.



Paolo Calabresi e i travestimenti come reazione ai lutti

Il primo travestimento di Paolo Calabresi fu quello di Nicholas Cage, a San Siro, nel 2000: “Io volevo solo andare a San Siro a vedere Milan-Roma, spacciandomi per la star americana, ma poi riuscì tutto così bene che non mi sono più fermato. Non avevo niente da perdere. Facevo qualsiasi cosa. Mi sentivo libero. Capii subito che era una cosa importante. In una serata avevo ritrovato l’entusiasmo perso”. Il travestimento più “rischioso” senza dubbio quello di Marilyn Manson: “Nel 2003 per il Galà della pubblicità di Canale 5 mi finsi Marilyn Manson, in Italia per promuovere un ketchup piccante, ovviamente una cazzata colossale. Mi fecero firmare una lettera in cui mi impegnavo a comprare spazi pubblicitari da Publitalia. Dopo che si scoprì il trucco volevano farmi causa. Mi avrebbero spennato, mi salvai perché si accontentarono dei filmati”.



La moglie, Fiamma, con la quale è sposato dal 1994, è rimasta sempre al suo fianco, nonostante una vita che per 8 anni è stata un continuo dileguare energie e soldi in travestimenti continui: “Fiamma è sempre stata al mio fianco. E non è stato facile perché ero un uomo a pezzi che con i travestimenti aveva perso completamente il controllo. Non pensavo ad altro e per i trucchi, gli spostamenti e i complici spendevo quasi tutti i soldi della gestione familiare. Nessuno mi pagava. Meno male che mia moglie, all’epoca pubblicitaria e oggi agente, lavorava. Una volta, con Mediaset, me la sono anche vista malissimo”.