La morte di Paolo Calissano è stata uno degli argomenti trattati nel corso della puntata di martedì 4 gennaio 2022 di “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele. L’inviata Carla Lombardi, in collegamento dal cortile dell’abitazione presso cui è stato ritrovato il corpo privo di vita dell’uomo, ha aggiornato i telespettatori sulle indagini in corso: “Sono terminate le analisi autoptiche e sono state analizzate tutte le sostanze ritrovate all’interno dell’appartamento in cui viveva l’attore. L’esperto tossicologo dovrà adesso capire non solo la quantità assunta da Calissano, ma stabilire anche se siano state assunte sostanze in contrasto tra loro, prescritte per patologie diverse”.



Inoltre, “si sta analizzando il suo iPhone, perché il suo ultimo accesso su WhatsApp risale alle 20.18 della sera che ha preceduto la sua scomparsa, dopodiché il silenzio. Sotto esame anche le telecamere che circondano l’entrata. L’attore prendeva sempre molte pasticche per dormire. Per ora sembra non siano state trovate sostanze stupefacenti nell’abitazione”.



PAOLO CALISSANO, LA PSICOLOGA LANCELLOTTI: “L’UNICA POSSIBILITÀ DI SALVEZZA PER LUI ERA IL LAVORO”

“Storie Italiane” ha poi raccolto la testimonianza di alcuni vicini di casa di Paolo Calissano, sconvolti per l’accaduto. Un uomo, in particolare, ha asserito: “È venuta la ragazza (la sua ex, Fabiola Palese, ndr) a casa e l’ha trovato morto. C’erano le pillole accanto a lui. Lui stava bene, nessuno si poteva immaginare questo. Si vede che è entrato in depressione, l’hanno fatto morire perché non l’hanno più fatto lavorare in tv. Stava da solo, senza famiglia, senza amici”.



Un’altra persona ha sottolineato che aveva sempre il sorriso pronto, ma gli occhi tristi. Aveva una tristezza evidenziata dal suo sguardo. Nonostante in passato avesse avuto picchi di notorietà, era comunque una persona triste”. In collegamento telefonico ha poi preso la parola la psicologa Alessandra Lancellotti, che ha seguito Paolo Calissano per qualche tempo: “L’unica possibilità per lui di uscire da quel tunnel nel quale era rinchiuso era lavorare, perché le parole non bastano. Non c’era più autostima in lui, perché non lavorava”.