Il teatro La Scala di Milano ospiterà per la prima volta un cantautore italiano: è stato infatti annunciato il prossimo concerto di Paolo Conte, che si terrà il prossimo 19 febbraio. L’evento, a poche ore dalla messa in vendita dei biglietti, ha già registrato un record di vendite e le disponibilità sono andate del tutto esaurite. Si tratta infatti di uno storico concerto, che vuole essere un tributo alla carriera dell’ex avvocato, musicista e cantautore. “Sono un vecchio pittore che ogni tanto fa altro“, si definisce.



Paolo Conte ha commentato attraverso la stampa l’annuncio del concerto, dicendo di essere molto emozionato, soprattutto per il fatto che questa sarà la sua prima volta alla Scala di Milano, in tutti i sensi; infatti, precedentemente non ci era mai entrato neanche da spettatore, pur essendo un grandissimo amante della musica classica.



PAOLO CONTE: “MI ESIBIRÒ ALLA SCALA PRIMA DI BOB DYLAN”

Nell’intervista, pubblicata sull’edizione di sabato 14 gennaio 2023 del quotidiano “Il Giornale“, non sono mancate dichiarazioni ironiche tipiche dello stile di Paolo Conte, il quale ha, per esempio, commentato il fatto di essere arrivato a esibirsi alla Scala di Milano prima di altri artisti di fama internazionale. Fra questi Bob Dylan, da anni in attesa di avere il permesso: “Bob Dylan ha fatto cose importanti, ma da un punto di vista letterario abbiamo dato più noi italiani e, forse, non ci è stato riconosciuto”, ha asserito.



Ha quindi proseguito con due particolari “frecciatine”: la prima relativa all’assegnazione della Targa Luigi Tenco a Marracash, in quanto, per Paolo Conte, è sicuramente più rivoluzionaria la sua prossima esibizione alla Scala che un premio del genere attribuito a un artista rap. La seconda, invece, su Sanremo, palco sul quale da anni è atteso come superospite, ma che lui ha sempre voluto rifiutare: “A Sanremo non ci andrei, preferisco l’onore del teatro milanese“. Il 19 febbraio, Paolo Conte proporrà una scaletta ricca di pezzi storici del suo repertorio, probabilmente anche “Azzurro“, che in genere non viene inserita, ma che, dopo il Covid, è ormai divenuta l’altro inno nazionale degli italiani.