Paolo Conte, 85 anni e non sentirli affatto. Inizia oggi il suo tour che lo porterà presso il prestigioso teatro Arcimboldi di Milano, proponendo brani come «Via con me», «Gli impermeabili», «Aguaplano», oltre all’inedito del disco, «El Greco», dedicato al pittore cretese Domínikos Theotokópoulos «Torno ancora volentieri sul palco per incontrare i miei musicisti e il mio pubblico: questione di amicizia», racconta il musicista, intervistato dai microfoni del Corriere della Sera.. Paolo Conte, poliedrico artista che nasce come avvocato, ma che ama disegnare e leggere libri gialli, è stato l’autore di successi come «Insieme a te non ci sto più» (Caterina Caselli) e «Azzurro» (Celentano), ma anche di brani come «La Topolino amaranto», «Sotto le stelle del jazz», «Gelato al limon», di cui è stato anche interprete a partire dagli anni ’70.



«Ho sempre lavorato per difendere l’identità delle mie canzoni – ha spiegato ancora l’artista astigiano classe 1937 – di me stesso non voglio raccontare niente: l’arte è invenzione, non compendio». Tanta musica e arte, ma niente politica: «La mania di lanciare “messaggi”, tanto più se politici, non mi ha mai interessato; di politica non capisco niente». E a chi quindi gli chiede delle Feste dell’Unità a cui ha partecipato in passato, risponde: «Erano frequentate da persone colte e simpatiche». Poi aggiunge, replicando invece a chi lo vede ancora sexy a 85 anni: «Con lo specchio ho un ottimo rapporto, posso fare tutte le smorfie che voglio».



PAOLO CONTE: “JANNACCI? SEMPRE AVUTO UNA PREDILIZIONE PER LUI”

Con il Teatro Arcimboldi ritroverà quella Milano a cui è strettamente legato grazie alla collaborazione con Enzo Jannacci, per cui compose Bartali», «Sudamerica», «Mexico e nuvole». «Ho sempre avuto una predilezione per lui, e la percezione che il miglior italiano si scriva, probabilmente, in Lombardia. In Jannacci trovo la mistura tra una carezza antica, anche in musica, e l’improvviso scatto di astrazioni tutte sue. “L’avvenire è un buco nero in fondo al tram”, “anche da lontano si vede, che non mi vuoi più bene” e tante altre invenzioni. Uno dei suoi brani che preferisco è “El me indiriss”».



Poi c’è «la malinconia per il tempo andato, gli amici scomparsi, per quell’impalpabile bilanciamento tra il voler ricordare e il non ricordare». Recentemente Paolo Conte ha spiegato di aver perso la voglia di comporre: «Non sarebbe la prima volta che mi metto a riposo, ma non ne soffro, anzi. Ho sempre lavorato. Pigrizia e ozio, che non mi appartengono, mi sono, però, simpatici. Oggi trascorro le mie giornate dipingendo, disegnando, “quasi sognando”, come El Greco».