PAOLO CREPET, “LA NOSTRA EPOCA DISTRUGGE LE EMOZIONI”

Paolo Crepet contro la mediocrità della società contemporanea e la diffusa ‘anestesia’ delle emozioni che porta, tra le sue conseguenze, a una pericolosa riscrittura delle fiabe: in una intervista concessa a ‘il Libraio’, lo psichiatra e saggista originario di Torino, noto per le sue posizioni spesso provocatorie ma sempre interessanti, ha presentato il suo ultimo volume, pubblicato a giugno per Mondadori e intitolato emblematicamente “Mordere il cielo – Dove sono finite le nostre emozioni”. E partendo dalla contemporaneità oltre che cronaca dei giorni nostri ha provato a spiegare cosa intende quando dice che “siamo anestetizzati”.



Partendo dall’episodio di un ospedale pediatrico di Kiev bombardato dai russi e che ha portato a una strage di bambini, Paolo Crepet si chiede dove siano le voci di proteste e come mai il politicamente corretto abbia oramai pervaso tutto: “Negli Stati Uniti ci sono teatri dove non si può più mettere in scena Puccini, perché ‘Madama Butterfly’ è considerata razzista nei confronti delle donne orientali, mentre al Teatro Bol’šoj di Mosca non si possono più ricordare i grandi ballerini russi perché omosessuali”. Non solo: nell’ultima fatica letteraria il 72enne saggista punta il dito pure contro chi riscrive le fiabe o suggerisce quantomeno una loro revisione: “Detestiamo le emozioni che ci portano a riflettere e, qualche volte, anche alla libertà. Essere liberi ci spaventa…”.



CANCEL CULTURE, “NON TOGLIERE ALLE FIABE IL PATHOS DELLA SCONFITTA”

E nella lunga intervista concessa a ‘il Libraio’, Paolo Crepet ha spiegato pure come questo discorso si colleghi a quello della rilettura delle fiabe e alla ben nota polemica del bacio che il Principe dà a Biancaneve nell’omonimo film animato della Disney, finito nell’occhio del ciclone negli USA perché ‘non consensuale’: “Oltre all’idiozia della ‘cancel culture’, questo accade perché non ci baciamo più, non ci abbracciamo più. Biancaneve diventa fuori contesto. Il principe non deve dare un bacio, ma semmai inviarle un’emoticon in chat” spiega Crepet, addossando principalmente le responsabilità alla classe intellettuale. Da qui, l’importanza di preservare le fiabe classiche il loro valore emotivo per i più piccoli.



“Se legge Collodi a un bambino, quel bambino si nutrirà di emozioni attraverso le disavventure di Pinocchio, l’intervento provvidenziale della fatina, l’angoscia di Geppetto. Poi arrivano i carabinieri che incarnano la paura delle regole, mentre la volpe è un animale con una psicologia meravigliosa” aveva aggiunto Paolo Crepet nella citata intervista, spiegando come Pinocchio sia pure una favola che parla del rischio della libertà. “Se togliamo il pathos, il dolore, il dramma della sconfitta, la possibilità che possa finire male, non resta nulla”. Da qui la battaglia contro un’epoca che esalta la mediocrità, anzi la coccola proprio: “È proprio questo il modo migliore per distruggere le emozioni. L’emozione risiede anche nella possibilità di perdere, di fallire. È quando si vince, quando si supera un ostacolo che si prova la vera gioia, la soddisfazione del successo”.