“Non bisogna meravigliarsi se ragazzine appena entrate nell’adolescenza uccidono a coltellate una loro coetanea” scrive Paolo Crepet su La Stampa, partendo dall’uccisione di una dodicenne in Germania. “I tempi sono cambiati e bisogna prenderne atto, si diventa grandi molto più rapidamente e purtroppo si rischia di diventare anche violenti molto più rapidamente”. Lo psichiatra e sociologo spiega: “Episodi di violenza di ragazzini ci sono stati lo scorso fine settimana a Napoli e da tempo si ripetono in varie città d’Italia. Forse sono episodi meno efferati o cruenti ma non è di questo che ci dobbiamo occupare se vogliamo capire che cosa sta accadendo“.
“Le età sono cambiate e ancora non se n’è accorto nessuno. I dodicenni attuali sono i sedicenni di trent’anni fa. Il problema è che sembra che nessuno abbia difficoltà a lasciare che a 12 anni escano, bevano, abbiano accesso alle droghe o a qualsiasi social”, prosegue l’esperto. Secondo lo psichiatra, nessun genitore “griderebbe allo scandalo” se i figli a 13 anni facessero sesso: “Giro l’Italia e questo mi raccontano”, spiega.
Paolo Crepet: “Maggiore età a 16 anni assunzione di responsabilità”
Paolo Crepet, a La Stampa, prosegue: “Già 30 anni fa avevo proposto di portare la maggiore età a 16 anni, non dico i commenti di politici e intellettuali. Ormai è urgente farlo”. Lo aveva già proposto Enrico Letta due anni fa ma non è accaduto, nonostante il Pd abbia comunque deciso di far votare chi ha 16 anni alle primarie. Per il sociologo “Abbassare l’età in cui si diventa maggiorenni è una questione di cittadinanza, un’assunzione di responsabilità. Non si può essere grandi solo in alcuni momenti e in altri no”.
Questo, secondo il sociologo, “Comporta un richiamo all’attenzione dei genitori perché l’infantilizzazione dei figli è dovuta all’infantilizzazione precoce dei genitori. Se a 40 anni ci si comporta come dei sedicenni non si può sperare che i figli vengano su bene. In questo caso non sto parlando del delitto ma del processo a monte”. Dunque oggi i figli diventano adolescenti troppo rapidamente: “C’è una deresponsabilizzazione in atto, è il frutto dell’idea di una società senza dolore, di genitori incapaci di dire di no ai figli per evitare pianti, liti. I figli crescono in una sorta di anestesia, senza dolore e senza regole”.