Il professor Paolo Crepet sostiene che i ragazzi si stiano ormai stufando dei social, annoiati da un meccanismo sempre uguale a se stesso. Crepet è psichiatra, sociologo, scrittore e divulgatore e all’interno del suo ultimo libro, ‘Lezioni di sogni’ edito da Mondadori, afferma che “Una componente del mondo giovanile, costretta all’isolamento e con l’unico strumento che le abbiamo consegnato – la tecnologia digitale – sta dicendo, per ora soltanto in forma embrionale, che il mondo iper-connesso ed emotivamente anoressico li sta annoiando e inizia a reagire in modo significativamente diverso”.
In un’intervista rilasciata all’agenzia Agi, Crepet fa notare che “Adesso stanno entrando nuovi social che sono contro-social” che sembrano riscuotere successo perché sono “contro la staticità, la ripetizione, la bellezza che Instagram propone. Quella di fare la foto tirata, la foto bella e seduttiva”. Secondo Crepet, infatti, “La noia si determina quando si ripetono gesti, parole, atti che hanno solo una fruibilità immediata. È l’errore tipico della prima rivoluzione industriale: ripetere sino alla nausea i gesti”. I social, e in particolare quelli meno appetibili per i ragazzi come Facebook, sono presentati come “un bene del momento, non destinato a durare. Istantaneo, è questo che genera noia”.
Il rapporto dei ragazzi con i social secondo Paolo Crepet
Per Paolo Crepet, “Il vero valore rivoluzionario della noia è di chi se ne accorge e ne ha coscienza“. All’agenzia Agi parla dell’importanza della noia per i ragazzi, spiegando che “ci siamo passati tutti in gioventù. Facevamo cose che poi si riproducevano in maniera estenuante e alcuni di noi hanno cominciato a dire ‘basta con la discoteca!’ piuttosto che ‘basta andare al mare a Jesolo’. […] Non ci fosse stata la noia di Jesolo, da lì non ci si sarebbe mai mossi”. Secondo Crepet, il vero problema “risiede nella riproducibilità di un’emozione” e parla dei social come di uno strumento “abbastanza simile per dinamica e ripetitività”.
Paolo Crepet ricorda che “Esiste anche la morte del digitale, non è che qualsiasi cosa si faccia in digitale duri in eterno… Muore l’hardware, quel tipo di telefonino, sopravvive il software che cambia e s’inventa un altro involucro ma alla fine sempre sull’egocentrismo punta“. A suo dire, la tecnologia avrebbe raggiunto il limite di maturazione ma anche di esaurimento, ed è nella noia che possono nascere nuove avanguardie, nuove “innovazioni dirompenti” capaci di distruggere il vecchio per far spazio al nuovo: è nel “momento di rottura” che “l’umano cerca qualcosa di diverso”.