Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, si esprime con forza sulla questione della maternità surrogata. “La pratica dell’utero in affitto, quest’idea che si possa scegliere una mamma, mi fa venire i brividi. Una mamma non si sceglie – afferma senza mezzi termini nell’intensa intervista per Libero Quotidiano – E lo dico pur essendo del tutto estraneo a qualsiasi neofascismo culturale. Posso capire il desiderio umano di maternità, ma è un tema complesso”.
Paolo Crepet si concede “dei dubbi anche su quelle mamme che vogliono mettere al mondo un figlio a 50 anni. Per 49 anni fanno quello che vogliono, poi sul viale del tramonto hanno questa voglia di un figlio che si laureerà quando loro saranno in RSA”. Ribadendo che “io sono un liberal, ma questo non vuol dire ‘no limits’. Se due donne o due uomini si amano, che si amino. Se vogliono andare a trovare la compagna o il compagno in ospedale, devono poterlo fare. Se vogliono lasciare a lei o a lui l’eredità, devono poterlo fare. Ma poi ad un certo punto bisogna fermarsi”. Non solo utero in affitto, Paolo Crepet infatti solleva la “questione identitaria” che sorge quando “il bambino adottato, o la bambina, si chiede: chi è mio padre? Chi è mia madre? Da dove vengo? Questo può avvenire sulla spinta di cause diverse o in contesti diversi, ma è una questione che esiste ed è molto complicata”, precisando di parlare “in generale, perché ciò avviene anche in casi di adozioni da parte di coppie formate da uomo e una donna”.
Paolo Crepet sull’utero in affitto: “se non si può sapere chi è la mamma…”
Paolo Crepet sull’utero in affitto e la maternità surrogata affronta la questione dal punto di vista di un bambino nato in una coppia omogenitoriale che può chiedersi “‘Visto che papà e papà non possono avere figli, come sono arrivato qua?’”, domande a cui “possono esserci situazioni varie: caso A: la mamma era la fidanzatina del padre prima che scoprisse di essere omosessuale e poi se n’è andata. Questo è facilmente risolvibile. Caso B: se la mamma è una signora che ha messo a disposizione la sua gravidanza per contratto, non si può sapere chi sia, che fa, dove abita; questo non ha nulla di buono nei confronti dei diritti di un bambino”.
Paolo Crepet smentisce inoltre che una coppia omogenitoriale possa avere un impatto negativo sulla crescita del bambino: “non è che una formula precostituita garantisca a prescindere il benessere psicologico dei bambini. Bisogna vedere con quali papà, quali mamme, quali uomini o quali donne”.