PAOLO CREPET SULL’INCIDENTE DEGLI YOUTUBER A CASAL PALOCCO
Duro intervento di Paolo Crepet quest’oggi sulle frequenze di Radio 24 all’indomani dell’incidente di Casal Palocco (Roma) che ha visto morire Manuel, un bimbo di 5 anni, a seguito dello scontro tra una Smart e la Lamborghini Urus noleggiata su cui viaggiavano i ragazzi del canale YouTube ‘TheBorderline’ con al volante Matteo Di Pietro: il 71enne psichiatra e sociologo torinese è stato infatti intervistato da Alessandro Milan nel corso del suo talk show ‘Uno, Nessuno, 100Milan’ polemizzando con la reazione dell’opinione pubblica e dei media di fronte all’ennesima tragedia che lega nuove generazioni, social media e famiglie.
“Mi meraviglio di chi si meraviglia” ha attaccato subito Crepet, mettendo nel mirino non solo l’indignazione fine a se stessa che segue questi fatti di cronaca nera sempre più frequenti ma pure quella che il sociologo definisce come un fenomeno di ingenuità collettiva: “Dove stiamo stati negli ultimi trent’anni?” ha ribattuto dopo che i conduttori del programma radiofonico avevano ricordato anche che quegli stessi ragazzi filmavano coi telefonini l’accaduto ed erano già presenti sui social a commentare nelle ore successive. “A me fa ridere, avevamo cominciato coi videogiochi: ne so qualcosa perché avevo fatto parte di un gruppo che voleva agire nei confronti di un videogame in cui si investivano vecchiette e carrozzine, facendo punti. Ora qualcuno di quelli è cresciuto con quella cultura, è diventato papà: e ci si chiede come mai ci sia questo atteggiamento blando verso questi ragazzi” aveva aggiunto, ricordando che il tenore dei commenti in questi casi è “so’ ragazzate”.
CREPET, “MI MERAVIGLIO DI CHI SI MERAVIGLIA: COLPA DI SCUOLA E FAMIGLIE CHE…”
“Ma oramai c’è sempre un altro che ammazza qualcun altro, non c’è memoria né etica, vediamo se da qui a sabato o domenica ci sarà qualche ragazzo che si spiaccica contro un muro… E andiamo avanti, ma avanti verso che cosa?” è stata la riflessione di Paolo Crepet su quello che oramai sembra essere un eterno presente e in cui non c’è alcuna memoria storica. Poi, anche se con posizioni differenti rispetto a Milan, lo psichiatra mette nel mirino gli youtuber e quella che secondo lui non è una professione: “Dobbiamo cominciare a dire che fare lo youtuber non è una professione. Non è ambire a fare l’artista, perché non si ha, ad esempio, il mito di Maurizio Cattelan (…) E questo è il nostro futuro? Non lo dico da psichiatra o da sociologo, ma da padre. Dovremmo essere tutti preoccupati” aveva aggiunto, pur col conduttore che ricordava come ad esempio negli States alcuni youtuber arrivino a fatturare pure migliaia di dollari.
La responsabilità per Crepet sono da dividere tra sistema educativo e famiglia: “Abbiamo tolto la scuola dalla nostra comunità civile, il 99% di questi ragazzi saranno tutti promossi: la scuola è stata bocciata, non questi ragazzi, non c’è più formazione” aveva spiegato, ricordando che per essere youtuber non serve conoscere manco l’italiano. “Questi si chiamano The Borderline ma sicuramente non sanno parlare l’inglese”: e poi l’ultimo affondo, quello contro i genitori che sono cresciuti probabilmente senza avere i giusti strumenti per esserlo: “Gli YouTuber che hanno ucciso il bimbo? No, sono stati ammazzati metaforicamente dai loro genitori che li hanno cresciuti senza speranza (…) Ho letto che, a incidente avvenuto, hanno rassicurato i figli dicendo che è stata una bravata e avrebbero sistemato tutto (…) Si può uccidere un figlio in tanti modi e uno di questi è togliergli la speranza. Io ti do una speranza se ti dico: ‘Vai a studiare’. Io ti do una speranza se ti dico: ‘Non ti do i 1500 euro al giorno per il noleggio della Lamborghini’…” aveva concluso.