È MORTO IL GENERALE EX GLADIO PAOLO INZERILLI: ECCO CHI ERA

È morto nelle scorse ore il generale di Corpo d’armata Paolo Inzerilli, ex SISMI e capo della struttura Gladio: a darne l’annuncio è il portale dell’associazione italiana volontari “Stay Behind” (il nome in codice delle operazioni di «resistenza e raccolta informazioni, organizzate in tutta Europa» dalla NATO in collaborazione con le varie agenzie di intelligence Ue), spiegando «Con grande tristezza, l’Associazione Stay Behind annuncia la scomparsa del Generale Paolo Inzerilli».



Nato il 15 novembre 1933 a Milano, il generale e membro degli Alpini è ricordato soprattutto per essere stato dal 1989 al 1991 Capo di Stato Maggiore dei Servizi Segreti Militari-SISMI oltre che dal 1974 al 1986 Capo della struttura Gladio: figura di spicco nel panorama dei servizi segreti italiani, il generale Inzerilli lascia familiari e amici all’età di 90 anni dopo una lunghissima carriera costellata anche di non poche polemiche per la presenza alla guida dell’organizzazione paramilitare riconosciuta pubblicamente solo il 24 ottobre 1990 dall’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, e sulla quale il Governo Draghi ha tolto il segreto di Stato nel 2021.



L’ORGANIZZAZIONE GLADIO: DA COSSIGA A INZERILLI, LA STORIA

Gladio era infatti il nome in codice dell’operazione promosso dalla CIA americana con i servizi segreti italiani per costituire – in Italia ma non solo – strutture paramilitari segrete in stile “stay-behind” atte a contrastare l’eventuale invasione dei Paesi URSS in Europa, così come la vicina comunista Jugoslavia di Tito. Scoperta anni dopo la sua fondazione, Gladio con il generale Paolo Inzerilli sarebbero stati al centro di atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia «dietro le linee nemiche», con la collaborazione degli 007 italiani e di altre strutture vicine allo Stato.



Il Presidente della Repubblica nei primi anni Novanta, Francesco Cossiga, ammise durante un intervento in Scozia di avere avuto – durante il suo periodo da sottosegretario alla difesa – la delega alla sovrintendenza di Gladio: autodenunciatosi con materiale inviato alla Procura di Roma, nel registro degli indagati per anni figurano oltre a Cossiga anche l’ammiraglio Fulvio Martini e ovviamente il generale Inzerilli in quanto responsabili militari di Gladio. Come ricorda oggi l’Adnkronos, nel 1991 il giudice Casson trasmise fascicolo sull’organizzazione, per ragioni di competenza territoriale, alla Procura di Roma, la quale il 3 febbraio 1992 richiese l’archiviazione a favore di Cossiga, Martini e Inzerilli: i motivi furono molto semplici, era stato riconosciuto che la struttura “Stay-behind” non avesse nulla di «penalmente rilevante» nell’operare a difesa della salvaguardia nazionale contro l’eventuale attacco sovietico.

Di Gladio se ne parla spesso in quanto assieme alla Loggia P2 e agli ambienti della destra eversiva vi sarebbero diverse teorie circa il coinvolgimento in molti dei fatti durante gli anni di Piombo dal 1969 fino agli anni Ottanta: secondo la magistratura però la struttura Gladio restò solo un’organizzazione di «informazione, risposta e salvaguardia», come la descrisse l’ex Premier Andreotti nel 1990. In una intervista del 2008, l’ex Presidente della Repubblica Cossiga spiegò che i veri “padri” di Gladio – oltre alla CIA americana – furono «Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del SIFAR. Io ero un piccolo amministratore». Rispondendo a chi sostenne che Gladio fosse un’organizzazione fascista, Cossiga replicò che gli uomini di Gladio – proprio come il generale Inzerilli – «ex partigiani. Era vietato arruolare monarchici, fascisti od anche solo parenti di fascisti: un ufficiale di complemento fu cacciato dopo il suo matrimonio con la figlia di un dirigente MSI. Quasi tutti erano azionisti, socialisti, lamalfiani». Di reti come Gladio durante la Guerra Fredda praticamente ogni paese occidentale ne era provvisto in collaborazione stretta con l’intelligence Usa. Come racconta su “Formiche.net” Marco Mayer, Inzerilli – al netto delle accuse dal mondo della sinistra – fu un «vero servitore dello Stato»: «spesso false narrazioni su “Gladio” siano state utilizzate negli ultimi trenta anni dagli eredi del Kgb a Mosca per lanciare campagne di influenza e disinformazione allo scopo di destabilizzare le istituzioni democratiche del nostro Paese e rafforzare gli interessi geopolitici della Federazione Russa nel Mediterraneo», conclude il professor Mayer (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ndr).