PAOLO MIELI, “IL MIO PASSATO IN POTERE OPERAIO? SONO STATO…”
Paolo Mieli è uno dei protagonisti della nuova puntata de “La Confessione” in onda questa sera su Rai 3 in fascia pre-serale (a partire dalle ore 20.15) su Rai 3: uno dei più grandi giornalisti ed esperto di storia del panorama contemporaneo si racconta infatti ai microfoni del talk show condotto da Peter Gomez, spaziando dalla sua oramai cinquantennale carriera alle vicende politiche di casa nostra e internazionali, con un focus su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Come recita infatti la preview del programma che ci accingiamo a vedere, l’editorialista ed ex direttore de ‘Il Corriere della Sera’ parlerà di una vita fatta di grandi cambiamenti, a livello privato ma anche intellettuale.
E, in attesa di ascoltare cosa racconterà Paolo Mieli, 75enne giornalista e saggista originario di Milano, oltre che conduttore da anni di “Passato e Presente” (una produzione di Rai Cultura) proprio sul terzo canale del servizio pubblico, possiamo scoprire qualcosa della sua carriera e accennare alla sfera privata -parliamo invece della sua attuale compagna in un altro pezzo quest’oggi, NdR-: nato da padre ebreo, e proclamatosi orgoglioso di quest’identità paterna nonostante lui non lo fosse, il giovane Mieli completò tuttavia gli studi classici in quel di Roma prima di laurearsi in Lettere Moderne. Da lì l’infatuazione per la carta stampata e gli esordi negli Anni Sessanta dove un altrettanto giovane Eugenio Scalfari lo assunse a soli 18 anni al ‘l’Espresso’, per il quale si occuperà di politica internazionale e di cultura.
MIELI, LA CARRIERA NEL GIORNALISMO E LA NASCITA DEL ‘MIELISMO’ QUANDO…
Un’altra svolta nella carriera di Paolo Mieli ci fu a metà Anni Ottanta col suo passaggio prima a ‘la Repubblica’ e poi ‘la Stampa’, diventando poi nel 1990 il direttore del quotidiano della famiglia Agnelli che da giovane, soprattutto nel periodo sessantottino, aveva criticato. E parlando di quest’aspetto il saggista ha sempre rivendicato il fatto di essere stato coerente nel suo percorso professionale e di vita, non cambiando casacca dalla mattina alla sera (come, aveva spiegato in una intervista a “Tango”, fecero tanti fascisti all’indomani dell’Armistizio o svariati socialisti e democristiani ai tempi di Tangentopoli), ammettendo comunque le ingenuità giovanili e l’aderenza a slogan in cui non crede più. Ad ogni modo la direzione di Mieli a ‘la Stampa’ cambierà profondamente il giornale torinese, prima della direzione editoriale del gruppo RCS negli Anni Duemila e del ritorno alla direzione del ‘Corriere’ e intraprendendo una fortunata carriera in tv tra la conduzione di “Passato e Presente” e come ospite ricorrente dei principali talk show politici.
A proposito di Paolo Mieli, tanto per dare l’idea dell’influenza che ha avuto sul giornalismo contemporaneo al pari di altri decani della carta stampata, basti pensare che l’Enciclopedia Treccani annovera, tra i vari neologismo entrati nell’uso della lingua, anche il termine “mielismo”. Parlando di questo curioso neologismo sempre nell’intervista sopra citata, il 75enne aveva avuto modo di commentare questa tale parola che rimanda a un certo modo di fare e concepire il giornalismo, fortemente influenzata da quello che è stato il suo stile. Il termine, va ricordato, fu usato la prima volta probabilmente da Claudio Rinaldi, ex direttore de ‘l’Espresso’ per parlare dell’identità del ‘Corriere della Sera’ sotto la sua direzione, e che starebbe a indicare un mix riuscito di ‘alto’ e ‘basso’ e con una attenzione particolare a tutto quanto è pop nell’accezione moderna (quando anche televisivamente) e in un’ottica di leggerezza e di dissacrazione di certi miti che tuttavia non dà mai per scontato nulla.