C’è una parte fondamentalista della comunità islamica che è semplicemente incompatibile con la vita occidentale: non ha dubbi Paolo Mieli. Intervenuto ai microfoni di Quarta Repubblica, l’ex direttore del Corriere della Sera ha spiegato che una situazione del genere può essere risolta “con una sinistra che invece di far finta che questo problema non esista, lo affronti. È un problema che esiste in tutta Europa. Ci sono Paesi che questo problema lo hanno da anni e si sta manifesterà presto a Monfalcone e tardi nel resto d’Italia perché è lì che va l’Europa”.



“Le comunità non vogliono integrarsi”, ha aggiunto Mieli nel corso del suo intervento nel salotto di Nicola Porro: Parte di queste comunità rifiutano l’integrazione e noi dobbiamo imparare e trovare un modo di convivere con la parte che rifiuta l’integrazione. Come? Non facendo i furbi. Abbiamo dei valori – le donne non si calpestano e non si costringono a sposare – e dobbiamo entrare in queste comunità e combattere questa battaglia culturale”.

L’analisi di Paolo Mieli

Mieli ha poi sottolineato le grandi differenze tra la vita islamica e quella occidentale, fratture difficili da sanare: “La più grande comunità mondiale in cui il femminicidio si sviluppa è una parte della comunità islamica. Dobbiamo accoglierli – perché è inevitabile: mettere le barriere non serve. Si dicono cose in campagna elettorale che non si possono poi fare. Non è possibile che l’Europa non riesca a vivere un futuro con comunità di stranieri di cui una parte si integra e una parte non si integra”. Tornando a parlare della sinistra, Mieli ha puntualizzato: “C’è una parte della sinistra che pensa che si possa fare finta che non esista la battaglia. La sinistra su questo si è sempre divisa tra chi decideva di lasciare correre – anche ai tempi del terrorismo – e chi a un certo punto ha preso e ha detto ‘no ragazzi, non facciamo i furbi’”.

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