Paolo Mieli si schiera al fianco dei referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali. Intervenuto ai microfoni di Libero, il giornalista ha spiegato di fidarsi dei radicali, considerati «sentinelle» sui temi dei diritti umani e della giustizia. Nessun dubbio nemmeno sul ministro Marta Cartabia – «mi fido ciecamente» – ma ha tenuto a sottolineare di fidarsi ancora di più dei quesiti referendari, «senza la loro spinta temo che il lavoro della Guardasigilli finisca nelle secche».
Paolo Mieli è stato molto critico nei confronti del Partito Democratico, rimarcando che ogni segretario dem giura di non volersi avvalere dei giudici per fare politica, per poi fare esattamente il contrario: «Se l’avversario finisce in guai giudiziari, il Pd fa festa e ci marcia sopra. In trent’anni non ha mai eccepito né detto “questo è troppo”, neppure nel caso di Salvini indagato per sequestro di persona. È chiaro che i dem non metteranno mai mano alla magistratura. Hanno un vantaggio troppo evidente».
PAOLO MIELI: “GIUDICI LA PASSERANNO LISCIA”
Nel corso della lunga intervista rilasciata a Pietro Senaldi, Paolo Mieli ha spiegato che lo spettacolo delle toghe che si fanno la guerra tra loro abbia deluso molti che credevano nella giustizia, lanciando anche una frecciatina a Travaglio: «Cosa avranno pensato i lettori del Fatto Quotidiano, che ha a lungo esaltato Di Matteo, quando hanno scoperto che il ministro Bonafede lo ha scaricato? Ma è solo un esempio…». Passando poi alla guerra tra toghe e Berlusconi, Paolo Mieli ha affermato che il Cav di oggi è Salvini, la cui vicenda giudiziaria è sconfortante: «Come può una procura assolvere e l’altra condannare un ministro per un medesimo comportamento, basandosi solo su differenze minime? I magistrati non possono andare in ordine sparso a seconda delle simpatie o dei dettagli in vicende così importanti». E il cronista non ha dubbi, i giudici anche questa volta la passeranno liscia: «Sono ammaccati, non più indomiti, ma se ci pensi il loro potere reale non è stato minimamente intaccato».