Le ipocrisie del centrosinistra sotto la lente di ingrandimento di Paolo Mieli. Il giornalista e scrittore ne ha parlato ieri nel corso di In Onda, il programma di La7 condotto da Concita De Gregorio e David Parenzo. «Io sono così felice di vivere in Italia che è un Paese dove tutti parlano di memoria», la premessa fatta in studio. Poi è entrato a gamba tesa sul Partito democratico, e in particolare sul segretario Enrico Letta, in virtù di quanto visto ad Atreju 2021, manifestazione politica giovanile della destra italiana.
«Dunque, due mesi fa, non due anni fa, la Meloni sembrava il demone protettore del “Barone nero”. Crosetto si alzò da uno studio durante un dibattito indignato per questa cosa. Ora siamo con l’albero di Natale e tutti vanno in ginocchio dalla Meloni. È un paese così allegro e felice…», ha fatto notare Paolo Mieli. Il riferimento dell’ex direttore del Corriere della Sera è alla vicenda portata a galla da Fanpage e PiazzaPulita, nello specifico ai presunti legami di Fratelli d’Italia con Roberto Longhi Lavarini, tutto alla vigilia delle elezioni amministrative.
MIELI VS LETTA “TUTTO DIMENTICATO ORA?”
Un fiume in piena Paolo Mieli, che non ha evidentemente dimenticato tutto quello che è stato detto su Giorgia Meloni, tirando peraltro in ballo temi importanti. «Alla vigilia delle elezioni in alcuni Comuni importanti d’Italia fu sollevato il tema del “Barone nero” con i valori dell’antifascismo che si portava dietro. Due settimane dopo è tutto dimenticato», ha fatto notare il giornalista. Quindi ha fatto un paragone: «Se tu metti in campo il fatto che siamo più o meno alla vigilia della marcia su Roma, il giorno dopo se ci fosse la festa di Mussolini e tutti vanno là? Turati e Gramsci alla festa di Mussolini?».
Quindi, ha ricordato l’importanza dell’attenzione a usare valori fondamentali come quello dell’antifascismo “ad orologeria”. David Parenzo allora gli ha chiesto esplicitamente se Enrico Letta e il centrosinistra non dovevano andare ad Atreju 2021 per coerenza e Paolo Mieli ha replicato: «Potevano ammettere di aver sbagliato sul “Barone nero”».