Paolo Nespoli, ingegnere e astronauta italiano, è stato intervistato stamane dal programma di Rai Uno, Uno Mattina in Famiglia, e nell’occasione ha raccontato le emozioni che si provano a galleggiare a 400 km sopra la Terra: “Per riuscire a stare su una mini bomba atomica pronta ad esplodere in modo controllato bisogna avere fiducia in quelli che sono con te, in quelli che l’hanno costruita, devi essere tranquillo, devi pensare che stai andando nello spazio e sei quindi concentrato nel tuo lavoro e in quello dell’equipaggio”. E ancora: “La transizione da un posto dove c’è la forza di gravità ad un posto dove non c’è è molto complessa per il corpo, non si può fare la doccia, bisogna lavarsi con delle salviette, si dorme galleggiando, non si sta appoggiati ad un materasso, abbiamo una specie di sacco a pelo che ti tiene nella stessa posizione più o meno. Anche il cibo va trattato in maniera corretto perchè se no volerebbe via e deve essere bagnato, il cibo è confezionato, non si può fare una bella pasta asciutta nello spazio”.



Ma come è organizzata la giornata nello spazio? “Si lavora di giorno poi quando finisci, la sera, si dorme, si mangia, si può guardare la posta elettronica, telefonare a casa e ti senti un po’ terrestre. Non c’è la televisione diretta ma ci sono tanti film”. Sul giorno in cui hanno cucinato la pizza nello spazio: “Mi ero ‘lamentato’ che mancava la pizza – racconta ancora Paolo Nespoli – e quando è arrivata la navicella dei rifornimenti sono arrivati tutti gli ingredienti per cucinare la pizza e ce la siamo mangiata. Era una pizza spaziale, secondo i canoni tecnici non era una pizza vera ma era comunque buona”.



PAOLO NESPOLI: “VEDIAMO 16 ALBE E 16 TRAMONTI DALLO SPAZIO”

E pensare che la mamma di Paolo Nespoli avrebbe voluto che il figlio facesse l’elettricista, invece l’ingegnere ha scelto una strada differente partendo dal fare il militare “Sono stato fortunato nella mia vita perchè negli anni ’80 l’Italia ha mandato un contingente di pace a Beirut, lì conobbi Oriana Fallaci che era lì come reporter, il comandante me l’ha affidata per scortarla nei vari campi palestinesi che presidiavamo, poi siamo diventati amici in questo frangente un po’ strano. A lei confidai di voler fare l’astronauta e mi disse che mi sarei dovuto impegnare per cercare di realizzare questo sogno. Nella prima missione sullo Space Shuttle nel 2007 portai una poesia di Oriana Fellaci, un gesto che ho voluto farle per renderle omaggio”.



Ma come si vede il mondo da lassù? “In modo diverso, noi guardiamo il mondo come se guardassimo un quadro, ne vediamo però i dettagli ma non la struttura. Per vedere meglio il quadro dobbiamo tirarci indietro, dalla stazione si vede che si passa sopra l’Europa ma non si vedono i confini, l’unico che vediamo è l’atmosfera, che ci separa dall’universo. Vediamo 16 albe e 16 tramonti al giorno, è un modo di vivere la vita davvero bello – ha concluso uno spettacolo diverso”.