Paolo Nespoli, che da bambino sognava di viaggiare tra le stelle, è diventato un astronauta, e non uno qualunque. Ha infatti al suo attivo tre missioni e un tempo di permanenza nello spazio pari a 313 giorni, 2 ore e 36 minuti. «I bambini sognano sempre le cose impossibili, ma crescendo decisi di fare il paracadutista, volevo capire i miei limiti, altrimenti non puoi superarli». Intraprese quindi la carriera militare: «Mi mandarono in Libano in una missione di pace, per così dire. Ci rimasi un anno e mezzo. Venni assegnato all’ufficio arabo e conobbi tanta gente, tra cui Oriana Fallaci. Ero stato assegnato alla sua scorta». Tornando in Italia, al termine della missione, parlò con Oriana Fallaci del suo sogno. «Mi chiese cosa volessi fare da grande. Così tirai fuori quel sogno dell’astronauta». Ma non era facile per lui realizzarlo: «A 26 anni non avevo una laurea, non parlavo bene inglese e avevo un fisico normale. Allora con i soldi della missione mi iscrissi a un’università americana».



PAOLO NESPOLI “QUANDO MORÌ MIA MADRE E IO ERO NELLO SPAZIO…”

Paolo Nespoli dunque ricominciò da zero dopo aver lasciato l’Esercito. «Dopo la laurea tornai in Italia e uscì il bando di concorso per un astronauta italiano». Dopo una serie di selezioni, anche molto pesanti, fu mandato negli Stati Uniti, a San Francisco. «Feci una bella intervista, ma mi dissero che avevano selezionato un altro. Allora cominciai a lavorare come ingegnere, quattro anni dopo ci riprovai. E neppure lì fui selezionato». Fu scelto nel 1998, ma andò nello spazio dieci anni dopo. «Devi imparare a fare tutto e a lavorare con altri. Una volta per prepararci ci lasciarono nel mezzo del nulla in Alaska e ci dissero che ci saremmo visti dopo 12 giorni in un altro punto». Quando era sulla Stazione Spaziale Internazionale, nella seconda missione, ebbe la notizia della morte di sua madre. «Capì che c’era qualcosa che non andava, poi è mancata. La morte di un genitore ti tocca dentro, tocca la tua anima. Mi sentì fortunato ad averlo saputo in tempo reale, anche se ero in orbita. Chiesi di fare un minuto di silenzio mentre sorvolavamo il Nord Italia e c’era il funerale. Si fermò il mondo spaziale per renderle omaggio».

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