Artista unico nel suo genere, Paolo Rossi si appresta a lanciare il suo nuovo libro: parliamo di “Meglio dal vivo che dal morto”, disponibile a partire da domani. Uno scritto particolare come la sua arte, ma non un’autobiografia, come confidato ai microfoni del Corriere della Sera: «É un modo di raccontare in cui non capisci mai quante verità ci sono. Non quante bugie. Ma quante verità…».



Non mancano i riferimenti alla politica e Paolo Rossi è particolarmente netto sulla sinistra, tra il caso Zingaretti-D’Urso e l’arrivo di Letta alla segreteria Pd: «Nella società dello spettacolo loro sono le star, la gente chiede più selfie a loro che a noi comici. Li considero dei colleghi, con un tocco di invidia perché lavorano più di me. Una battuta umoristica detta da loro in un talk show vale più di qualunque contenuto. La politica è un’altra cosa».



PAOLO ROSSI STRONCA FRANCESCHINI

Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Sera, Paolo Rossi si è definito un estremista di buonsenso e un giacobino non violento, ammettendo che se fosse un operaio forse «rischierebbe» di votare Lega. Poi la frecciatina al ministro della Cultura, Dario Franceschini: «Lui privilegia i musei e non gli attori ma è giusto, perché le statue non devono pagare il mutuo e non rompono i coglioni, quindi ha ragione». Poi una battuta sul politicamente corretto, sempre più dilagante anche nel mondo della comicità: «È una posizione ricattatoria, io sono scorrettissimo, ma è come per la censura: non mi lamento e trovo il modo di aggirarla. Ho fatto uno spettacolo in cui c’erano degli attori africani, arriva uno e mi rimprovera: però gli hai fatto fare la parte dei neri…».

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