Palleggiatore due volte campione del mondo, nel 1990 e nel 1994, Paolo Tofoli è uno dei grandi protagonisti di Generazione di Fenomeni, il docufilm in onda questa sera, martedì 23 luglio, su Raidue. “Eravamo l’alchimia perfetta, Velasco era anche un bravo psicologo”, racconta l’ex giocatore nel corso del documentario, ripercorrendo i grandi successi del passato e i momenti indimenticabili vissuti in campo. “Dopo le Olimpiadi i suoi busti potrebbero aumentare. Fefé era in gamba già allora, Giannelli è più forte di me…”, dice Paolo Tofoli. Tra i fenomeni della sua generazione, Paolo Tofoli è stato più volte definito il ‘fenomeno normale’, un appellativo che il due volte campione del mondo non rinnega, anzi, rivendica con orgoglio. “Io sono una persona riservata di carattere”, ha spiegato in un’intervista di qualche tempo fa a problemidivolley.it.



“In squadra, ai tempi di Velasco, non avevamo prime donne, anche perché credo che troppi galli nello stesso pollaio, come si dice, non vadano bene. Oggi però abbiamo i social e onestamente non so dove saremmo arrivati, quanto più famosi e importanti saremmo diventati se all’epoca delle nostre vittorie ci fossero stati Facebook, Instagram, Twitter e il resto”, racconta ancora Paolo Tofoli.



Paolo Tofoli e le vittorie indimenticabili con la ‘generazione di fenomeni’: “Tutte hanno valore, ma…”

Oggi, il mondo è completamente cambiato rispetto allora. Tutto è diverso, anche nel mondo dello sport. “Adesso siamo in un’epoca in cui appena dici una cosa fa il giro di tutto il mondo. Molti di noi erano famosi, ma niente a che vedere con quello che i moderni media permettono oggigiorno”.

Con la maglia azzurra, l’ex palleggiatore Paolo Toffoli ha collezionato la bellezza di trecentoquarantadue presenze e ben ventisette medaglie, un bottino da stropicciarsi gli occhi e di cui andare fiero. “Tutte hanno significato qualcosa, ma credo che sia normale ricordare le prime. L’Europeo dell’89 in Svezia e poi naturalmente il Mondiale dell’anno dopo, anche perché fu grazie a queste due vittorie che riuscimmo a far conoscere la pallavolo al grande pubblico italiano”, ricorda Tofoli.