Paolo Villaggio, chi è il genio della comicità padre di Elisabetta Villaggio

Paolo Villaggio è stato uno dei grandi esponenti della commedia all’italiana nel cinema, grazie all’interpretazione dell’iconico personaggio del ragionier Ugo Fantozzi. Il padre di Elisabetta Villaggio, la regista oggi ospite di Caterina Balivo a La volta buona su Rai1, è nato a Genova nel 1932 e ha legato la sua carriera artistica a personaggi della tragicommedia surreale italiana, Fantozzi compreso. La saga cinematografica con protagonista il ragioniere è nata dalla creazione letteraria di questo personaggio che, alla fine, è diventato una vera e propria maschera.



Paolo Villaggio è stato inoltre scrittore di vari romanzi e opere satiriche, oltre ad aver lavorato in radio, a teatro e soprattutto al cinema. Sul grande schermo è stato diretto dai più grandi, come Ermanno Olmi, Lina Wertmüller, Mario Monicelli, Pupi Avati, Gabriele Salvatores e Marco Ferreri. In carriera ha inoltre ricevuto numerosi premi e riconoscimenti: nel 1990 ha conquistato un David di Donatello per il miglior attore protagonista per La voce della Luna di Federico Fellini, mentre nel 1992 un Leone d’oro alla carriera al Festival del Cinema di Venezia.



Paolo Villaggio, com’è morto: l’addio nel 2017 dopo una malattia

Ma com’è morto Paolo Villaggio e quando è stato dato l’ultimo saluto al gigante del cinema italiano, da tutti ricordato come il ‘ragionier Ugo Fantozzi’? L’attore è morto il 3 luglio 2017 all’età di 84 anni stroncato da una malattia, per la quale era stato ricoverato presso la casa di cura privata “Paideia” di Roma, a causa di complicanze respiratorie dovute al diabete. La sua scomparsa ha lasciato un grande vuoto nella sua famiglia e nel suo affezionato pubblico, che l’ha seguito nel corso degli anni.



Al Corriere della Sera, la figlia Elisabetta Villaggio aveva così voluto ricordare il padre dopo la sua scomparsa: “Paolo Villaggio era un papà complicato perché rifiutava tutte le regole. Mi ha insegnato a guardare il mondo con quel senso di libertà e quella apertura mentale, senza schemi, che ha sempre avuto lui”.