È Paolo Villaggio il protagonista della prima puntata di Io li conoscevo bene, il nuovo programma della seconda serata di Rai3 con Maurizio Costanzo e Pino Strabioli che si scambiano pareri e impressioni su un grande personaggio del mondo dello spettacolo che Costanzo, nello specifico, ha ‘conosciuto bene’.



Uno di questi è proprio Villaggio, che Maurizio ha addirittura scoperto e lanciato. Il loro primo incontro risale al periodo in cui l’attore recitava in qualche teatrino di Genova, mentre era ancora un semplice impiegato della Cosider, una delle più importanti industrie impiantistiche italiane. Allora Costanzo gli offrì un contratto per il suo cabaret a Roma, oltre a farlo debuttare in tv all’interno dello storico programma Quelli della domenica (1968).



Chi era Paolo Villaggio: la vicenda umana e professionale di un grande artista

In una conversazione intensa, densissima di ricordi, Costanzo e Strabioli ripercorrono insieme la vicenda umana e professionale di Paolo Villaggio. Un uomo, tanti personaggi: celeberrime le sue maschere di Fracchia e Fantozzi, protagonisti dei film che più di tutti l’hanno reso famoso, anche se Villaggio era molto più di un semplice comico/caratterista.

Oltre a firmare alcune delle commedie più note del cinema italiano, Villaggio ebbe ruoli in diverse pellicole dirette da Monicelli, Fellini e Strehler, tre pilastri del cinema e del teatro novecentesco, e alla fine del suo percorso cinematografico fu anche premiato con il Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia.



Com’è morto Paolo Villaggio? La malattia e le reazioni del pubblico

Paolo Villaggio venne a mancare alle 6 di mattina del 3 luglio 2017 all’età di 84 anni. Da alcuni mesi era stato ricoverato nella clinica Paideia di Roma, una casa di cura privata in cui lo indirizzarono per via della sua malattia, il diabete, che a un certo punto arrivò a causargli serie complicanze respiratorie. Nonostante il ricovero tempestivo, per Villaggio non ci fu nulla da fare: la morte sopraggiunse a circa un mese dal suo arrivo in quella clinica, e la notizia fu accolta con grande dispiacere da parte del pubblico e di chi lo aveva conosciuto e apprezzato personalmente.

Tanti gli omaggi fatti pervenire in quell’occasione, con le tv che trasmisero praticamente a reti unificate i suoi film più famosi. L’annuncio del decesso ebbe grande risonanza anche all’estero, con il quotidiano britannico Times che dedicò un lungo articolo alla sua ‘straordinaria’ e multiforme vita artistica. Ricordiamo infatti che Villaggio non fu solo l’interprete, ma anche l’autore dei personaggi che lo hanno consacrato, e questo contribuì a renderlo nell’immaginario sia un professionista dell’intrattenimento che un uomo molto colto. Memorabile la sua ultima intervista a Repubblica in cui parlava della sua passione per la lettura e in particolare per Kafka, il re del grottesco, dell’angoscia e del paradossale, tre ingredienti fondamentali che Paolo riuscì a trasporre in qualche modo anche nella sua opera.