Sono trascorsi 25 anni da “Ovosodo”, film premiato al Festival di Venezia e ai David di Donatello. Giovedì a “Scena”, al Cinema lungo il Tevere, verrà proiettato accompagnato dal suo regista Paolo Virzì. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, il cineasta toscano ha spiegato che i temi trattati in quella pellicola restano molto attuali, pur raccontando un’Italia molto diversa.



Paolo Virzì si è soffermato in particolare sul finale, in cui il protagonista, pieno di talento, diventa un operaio e va a lavorare tutti i giorni in un’industria: “Per i tempi si trattava di un finale amaro, mentre se oggi un ragazzo trovasse un posto di lavoro a tempo indeterminato, sarebbe di certo un epilogo trionfale”. Per il regista c’è anche altro di eterno, ovvero il racconto delle disuguaglianze sociali: “Tra l’altro, ‘Ovosodo’, è stato riproposto proprio qualche giorno fa da una piattaforma americana molto noto che inizia con la N, di cui non ricordo il nome…”.



Paolo Virzì tra le difficoltà delle sale e il nuovo film

Paolo Virzì si è poi soffermato sulla tormentata ripresa del cinema, con le sale quasi sempre vuote nonostante l’addio alle mascherine e alle principali restrizioni. Per il regista la pandemia ha avuto un peso fondamentale e l’exploit delle piattaforme ha contribuito fortemente: “Ora la sala cinematografica deve fare uno sforzo in più per competere, tornando ad essere un’esperienza di emozione e piacere collettivo”. Serve un cambio di passo, dunque, mentre Paolo Virzì si prepara all’uscita del suo nuovo film, “Siccità”, con protagonisti Monica Bellucci e Silvio Orlando. La data di uscita è top secret, ma più di qualcuno pensa che verrà presentato al Festival di Venezia: “Tre giorni nella Capitale di un’estate immaginaria”, la sua anticipazione. E ancora: “Non è assolutamente un documentario sulla siccità. E’, piuttosto, una specie di romanzo basato su alcune vicende umane che si intrecciano”.  

Leggi anche

Pagelle Andrea Bocelli 30 - The Celebration, 1a puntata/ Elisa mozzafiato, Giorgia canta ‘sul velluto’