Il treno viaggia con un ritardo di quindici minuti: l’aroma del caffè mi toglie la tentazione dell’irrequietudine. “Un caffè, grazie” chiedo alla commessa. Che, con una gentilezza natalizia, rilancia l’offerta: “Vuole anche un cioccolatino? È in offerta”. Lo charme è sempre in agguato: “Caffè e cioccolatino!”. Non mi accorgo, concentrato come sono a scartare il Mon Cheri (che gran genio fu il signor Michele Ferrero!), non mi accorgo che una signora s’è avvicinata a me. Il suo profumo mi avvisa dell’arrivo ancor prima della voce, del tocco della mano. “Padre: la seguo sempre in televisione. Quando siete su A Sua immagine non ne perdo una di puntata”. La ringrazio, chiedo di non sopravvalutarmi e di fare una preghierina per me. Dal vestire, immagino una certa aristocrazia che le sia propria. “Glielo posso offrire io il caffè?” mi chiede. Accetto, le specifico che lo sguardo della commessa mi ha fatto prendere anche il cioccolatino. Non fa una piega: “Non si preoccupi: ne prenda anche un altro: la vita non è così dolce”. Mentre beviamo il caffè – una questione di qualche minuto – ad un certo punto si fa seria, sembra perdere quel suo tocco di signorilità, si avvicina ancor di più per dirmi quell’indicibile che, non so perché, vuole dirmi a bassa voce. “Se lei, la smettesse di andar dietro a quell’Anticristo, starebbe ancora più simpatico” mi dice. Penso, la guardo, incasso. Chiedo venia, anche lumi: “Di che Anticristo parla, signora?”. Come un cecchino, lei: “Bergoglio, che poi manco è papa se proprio vogliamo dirla tutta. L’hanno messo lì i poteri forti”. Si soffia il naso.
Aspetto che finisca di soffiarselo, che ripieghi il fazzoletto, che lo metta nel taschino della pelliccia. Anch’io, certi giorni, so essere uomo di charme. “Vede, signora – le dico –. Partiamo dal presupposto che ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Visto, però, che il ‘personaggio’ che lei tira in ballo è un personaggio pubblico e, per me, affettivamente caro, mi permetto di dirle solo due cose. La prima: per poter criticare un Papa immagino serva una percentuale di santità e di ispirazione quanto meno identica a quella del Papa, se non superiore. Vede: io, a questa percentuale, non ci arrivo manco con il binocolo. Per cui non mi son mai azzardato di criticare un Papa, qualunque nome esso porti. La seconda: lei dice che non è valida la sua ordinazione, spingendosi a definir Papa Francesco addirittura Anticristo. Mettiamo anche il caso che lo sia (se lei lo dice vorrà dire che ha motivi validi di coscienza, d’intelligenza per dirlo): per me non cambia di un millimetro nulla. Io seguo Pietro: se Pietro sbaglia rotta o traiettoria, renderà conto a Dio di ciò che ha fatto o non fatto. Ma io, seguendo Pietro, mi salverò l’anima. Perché seguo Pietro, non l’uomo Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II”. Lo sguardo della signora in pelliccia, che segue sempre le puntate di A Sua immagine e m’ha offerto il caffè con cioccolatino, resta perplesso. Forse un po’ deluso dal non essere riuscita a portarmi dalla sua parte, a sproloquiare sul Papa per il semplice gusto d’apparire di moda. Agli occhi degli uomini, però.
Oggi Pietro compie ottantotto anni: è il compleanno dell’uomo Jorge prima che del vescovo (di Roma) Francesco. L’uomo che, a chi scrive, ha inciso sulla pelle e nel cuore la più bella Annunciazione di Dio a Marco Pozza, una sorta di annunciazione ad personam: “La tenerezza è una maniera inaspettata di fare giustizia”. Quante volte, sapendo il bene che mi lega a quest’uomo di Dio (è il bene di un naufrago strappato alla tempesta da uno sguardo inaspettato) fanno gioco di prenderlo in giro. Di ridimensionarlo ai miei occhi. La risposta non può che essere quella del cieco nato ai detrattori di Gesù: “Se sia un peccatore non lo so, una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo” (Gv 9,25). A quest’uomo, che sulle spalle porta il peso e la dolcezza della Chiesa di Cristo, buon compleanno: grazie di ciò che fai, che sei, di Colui verso il quale indirizzi i nostri sguardi. Del pudore e del bene che usi verso Caino: per aiutarlo a non scordarsi mai di suo fratello Abele.
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