Il Papa ha parlato alla Radio Televisione Svizzera (Rsi) e ha scatenato polemiche (qualcuno ha ignorato la notizia, qualcun altro l’ha definita “un caso”).

Francesco ha chiesto di sospendere la guerra: un cessate il fuoco per cominciare, finalmente, delle trattative di pace. Il Vaticano ha poi precisato che Papa Francesco non ha proposto agli ucraini di arrendersi, ma – dico io – di abbandonare l’idea di una vittoria militare sulla Russia.



Il Papa ha detto che “la parola negoziare è una parola coraggiosa” e che, “ quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare” e “con quante morti (e, io aggiungo, distruzioni) finirà?”.

Ha sottolineato in più che oggi non mancherebbero negoziatori internazionali autorevoli che, al di là delle ragioni per cui lo farebbero, saprebbero trovare, almeno per ora, una soluzione di compromesso.



In verità nella comunità internazionale ormai tutti, a prescindere dagli schieramenti, anche solo per motivi di interesse, non vedono l’ora che questa guerra finisca. A cominciare dalle popolazioni russe ed ucraine, la cui gioventù, e non solo, è stata già abbondantemente decimata.

Persino il litigioso mondo politico italiano oggi sarebbe unanime nel sostenere la necessità di un cessate il fuoco, e non solo in Ucraina.

Il Papa da tempo sostiene, giustamente, che la guerra è comunque per tutti una sconfitta, sia per l’aggressore che per l’ aggredito. Bene, ma per cominciare una trattativa di pace che permetta ai Paesi in guerra di non sentirsi sconfitti e ai leaders di non perdere la faccia, occorre un’iniziativa preliminare, anche molto coraggiosa.



E se Zelensky proponesse al capo dei nemici di farsi da parte, tutti e due, in modo che nessuno possa pensare (figuriamoci) che è in gioco il loro prestigio personale ma il bene di quel popolo di cui si dicono servitori?

Dubito naturalmente che Putin, alla vigilia di elezioni che si aspetta come un plebiscito, sia disposto ad accettare. Ma domani, se in Russia il malcontento per i caduti dovesse aumentare, in fondo questa scelta potrebbe servirgli per un autorevole lasciapassare. Tanto per non fare la fine dello zar Alessandro.

Per lo stesso Zelensky, che la prospettiva di una vittoria elettorale di Trump deve spaventare più di una nuova offensiva militare dei russi, sarebbe l’occasione per passare alla storia come un vero eroe nazionale e internazionale del Paese.

Capisco che ciò che ho scritto richiederebbe un lavoro diplomatico accurato di trattativa tra le parti; per il quale, d’altra parte, le forze non mancano.

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