In un mondo sempre più dominato dalla tecnica, in primis dall’intelligenza artificiale (IA) generativa, quest’ultima non poteva che essere al centro del dibattito tra i decisori politici, a livello globale. Anche con qualche malcelato livello di preoccupazione riguardo gli aspetti etici e antropologici, per non sottacere di quelli sociali ed economici. Del resto, l’interesse dei Grandi della Terra per l’IA non è episodico e contingente. Nei principali vertici sin qui tenutesi, difatti, si è trattato ampiamente di IA, da quello inglese di Bletchey Park a quello svoltosi durante la Presidenza giapponese del G7 (Hiroshima AI Process), oltre che in altri eventi globali quali il World economic forum di Davos oppure durante un recente Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Non stupisce, dunque, che durante la Presidenza italiana del G7 la tematica della regolazione globale dell’IA sia al centro dell’agenda del Premier Meloni e di ciò ne fa fede l’intervento normativo previsto con apposito Ddl.



Ciò che costituisce la novità odierna è che il Premier Meloni abbia invitato papa Francesco a partecipare al G7 e a far sentire la propria voce sullo stesso tema. Ciò costituisce un inedito in quanto è il primo Pontefice a rivolgersi ai leader del G7 su un tema di grande attualità e rilevanza globale.

Il Santo Padre ha più volte espresso la sua preoccupazione per le implicazioni etiche e sociali dell’IA sottolineando come questa debba essere al servizio dell’umanità e non il contrario. In ciò mostrando un comune sentire rispetto al Premier e alla sua concezione di un’IA antropocentrica. Altro aspetto comune può essere considerato quello geostrategico, vale a dire di evitare che lo iato già presente tra il Nord economicamente sviluppato e il Sud globale del mondo si possa ulteriormente allargare, in consonanza con quanto già affermato dal Premier riguardo all’implementazione del Piano Mattei.



In particolare, il Papa ha esordito dicendo che l’IA è uno “strumento affascinante e tremendo”: impostando un discorso sostanzialmente equidistante tra le tesi degli apocalittici e quelle degli integrati. L’IA è anzitutto uno strumento, un utensile costruito dall’essere umano. Questa capacità dell’uomo di creare utensili sui generis può far parlare di una condizione tecno-umana, vale a dire di esseri radicalmente aperti ad altri, e soprattutto a Dio. Da qui nasce il potenziale creativo dell’uomo. Da qui si origina la sua capacità tecnica. Tuttavia, questi strumenti, tra cui quelli tecnologici, non sono sempre rivolti al bene, perché l’uomo agisce in una condizione di radicale libertà, la quale può volgersi contro se stesso e contro lo stesso pianeta.



Il monito del Papa è che tale libertà finale non possa essere, tuttavia, solo demandata alla tecnica. Sostiene, difatti, che condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza se non verrà lasciata agli esseri umani la capacità di decidere su loro stessi. Ne andrebbe della stessa vita umana su questo pianeta. La quale deve tendere, invece, a favorire la cultura dell’incontro rispetto a una “cultura dello scarto”, a promuovere l’algoretica nonché altri modelli di verità che non siano solo quelli del determinismo tecnologico, in vista di una “fraternità universale”.

L’IA impone, dunque, una riflessione all’altezza del momento presente e una regolazione globale. Soprattutto perché vi è la consapevolezza che “nessuna innovazione è neutrale” in quanto vi è una “dimensione costitutiva di potere nella tecnologia”, insita in chi l’ha realizzata e sviluppata. E ciò si vede assai bene in riferimento alle “armi letali autonome”: al riguardo, va implementato e reso operativo, al più presto, un controllo e una regolazione internazionale di questi “strumenti di morte”. Più in generale, infine, il ruolo che la politica deve svolgere è essenziale perché essa è ancora utile oggigiorno, addirittura se non più di prima, ha ribadito l’attuale pontefice citando papa Pio XI: “La politica è la forma più alta di carità, seconda sola alla carità religiosa verso Dio”.

In conclusione, l’intervento del Papa al G7 ha rappresentato un passo significativo nella discussione globale sull’IA in quanto egli non solo ha portato l’attenzione su questioni etiche e morali spesso trascurate, ma, di fatto, con la sua presenza, ha permesso di iniziare un dialogo costruttivo tra la Chiesa e la comunità scientifica. In un mondo sempre più dominato dalle grandi corporazioni tecnologiche e da ingenti investimenti, non sempre alla portata delle singole nazioni, questo dialogo è più importante che mai.

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