Papa Francesco è arrivato a compiere il decimo anno di Pontificato, fatto che è stato celebrato con manifestazioni importanti non solo in Vaticano, ma anche con una serie invidiabile di interviste “esclusive” ai media di tutto il mondo. Nel corso di questi dialoghi molto profondi e che hanno toccato diversi temi non si è affrontata, se non superficialmente, una questione molto singolare: il fatto che Sua Santità non si sia ancora recato nella sua Argentina.
È un argomento molto interessante che abbiamo affrontato con il vaticanista argentino Sergio Rubin, un giornalista che non solo conosce l’attuale Papa da molti anni e ne è amico, ma che, insieme a una sua collega, Francesca Ambrogetti, ha pubblicato proprio alla vigilia della sua elezione al Soglio di Pietro una biografia molto approfondita e, in occasione di questo importante anniversario, un libro intitolato Il Pastore, che racchiude dialoghi con Bergoglio stesso il quale racconta in prima persona la sua vita in Argentina, toccando quindi il tema della relazione con il suo Paese natale.
Rispetto a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che hanno sempre mantenuto una stretta relazione con i loro Paesi di origine, compiendo molti viaggi, Francesco ha un rapporto abbastanza complicato con la sua Argentina. Una relazione già difficile da quando era Arcivescovo di Buenos Aires, accusato da alcuni addirittura di complicità con la Giunta militare degli anni 70…
È vero, papa Francesco ha una relazione complicata con una parte dell’Argentina, non con tutta la popolazione. Evidentemente è caduto nel mezzo dell’estrema divisione politica del Paese ed è stato percepito al fianco del peronismo e più concretamente al kirchnerismo. Ciò si deve al fatto che Bergoglio ha ricevuto tre o quattro volte l’allora presidente Cristina Kirchner. Molti dimenticano, però, che il Papa, nella sua funzione, non può rifiutare le richieste di visita di un capo di Stato. Ha anche ricevuto Macri due volte. Ma la Kirchner presenziava personalmente anche a tutti i viaggi che Francesco ha compiuto in America Latina (Paraguay, Cuba e Brasile). In pratica si è assistito a uno sfruttamento politico abusivo di questo vincolo, dato che Cristina durante la sua prima visita a Santa Marta si scusò per il suo comportamento precedente, dicendo che era stato “frainteso” e chiese aiuto. Cosa che il Papa fece solo per amore della sua nazione, ma allo stesso tempo alimentando, con le continue visite di politici peronisti, la versione di presunte simpatie politiche. Ma c’è da dire che nel corso degli anni Bergoglio ha accolto in Vaticano diversi rappresentanti anche dell’opposizione senza pregiudizio alcuno. Difatti la relazione tanto con Cristina che con l’attuale presidente Alberto Fernandez si è logorata proprio a causa del loro sfruttamento politico degli incontri. Anche quando era arcivescovo di Buenos Aires, come giustamente afferma nella sua domanda, Bergoglio venne osteggiato dal kirchnerismo al punto di considerarlo nemico numero uno, arrivando addirittura a denunciarlo per violazione dei diritti umani a causa della sua relazione con i militari negli anni Settanta.
Addirittura si interpretava ogni suo gesto o parola in forma accusatoria.
Sì, il “processo” era continuo e durissimo, arrivando anche al punto di proporne l’arresto. Per questo una sua successiva “conversione” al kirchnerismo dal giorno alla notte appare farsesca. Oltretutto la sua decisione di instaurare relazioni diplomatiche con il potere politico di quegli anni si deve al fatto che, se non fosse esistita, non solo molti religiosi, ma anche diversi esponenti politici poi militanti dello stesso kirchnerismo, si sarebbero trasformati in altrettanti “desaparecidos” salvandogli la vita, cosa che lui ha fatto in moltissimi altri casi.
Cambiando tema: da tempo si commenta la possibilità di uno scisma nella Chiesa cattolica, a causa della contrapposizione tra progressismo e conservatorismo: il primo rappresentato dai vescovi tedeschi, mentre il secondo ha la sua maggioranza in quelli statunitensi.
Di certo la situazione è complicata: dal lato tedesco c’è un settore progressista molto attivo con il tema del Sinodo che hanno realizzato, e tutte le richieste fatte come la benedizione di coppie omosessuali, celibato optativo del sacerdozio e sua apertura alle donne. Stanno sorgendo molte richieste e alcuni vescovi si stanno mostrando ribelli, per fortuna non tutti, costituendo un fronte molto complicato da gestire. Ma dall’altra parte sorge una complicazione ancora più grande da parte del “fronte” avverso, cioè l’importante conservatorismo, dove l’ala più attiva è quella rappresentata dal clero statunitense, che vede pure nel Papa un anticapitalista, anche se Bergoglio ha dichiarato nel nostro libro che si è chiaramente espresso a favore di un’economia sociale retta sul mercato. Oltretutto Francesco è autore di un’enciclica sull’ambiente ed è stato il primo Papa a redigerla, cosa che gli ha causato diverse critiche dal settore sopra citato. Rischio di uno scisma? Ci sono ovviamente delle possibilità, anche se personalmente non lo vedo affatto imminente: la questione è molto complicata e Sua Santità deve essere molto prudente, cosa che finora ha dimostrato di essere, nell’affrontare vari temi che possano inasprire il conflitto. È un compito molto difficile, ma bisogna dire che ha le idee chiarissime su dove portare la Chiesa.
(Arturo Illia)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI