Papa Francesco ha di recente approvato un provvedimento riguardante la durata dei governi per quanto concerne le associazioni internazionali di fedeli, che siano pubbliche o private: il Decreto arriva dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e, come riporta anche VaticanNews, di modo che l’autorità diventi effettivamente un servizio e non favorisca l’insorgere di personalismi o di possibili abusi. Ma vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta e quali potrebbero essere le eventuali eccezioni.
Il Decreto generale, emanato dal Dicastero di cui sopra e che come è noto ha forza di legge (quindi anche vincolante per tutte le associazioni di fedeli e altri enti simili riconosciuti dal Vaticano), si proponeva di regolamentare la durata dei mandati e il loro numero, tanto che il limite è di massimo dieci consecutivi: non solo dato che il provvedimento approvato dal Pontefice e promulgato nelle ultime ore (anche se entrerà ufficialmente in vigore solo fra 90 giorni) regola pure la rappresentatività degli stessi membri a quello che è il processo di governo internazionale.
DECRETO VATICANO PER IL RICAMBIO DEI VERTICI DELLE ASSOCIAZIONI: COSA PREVEDE
In una breve Nota esplicativa che il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha pubblicato a margine del Decreto si apprende infatti che la ‘ratio’ del provvedimento è quella di favorire un “sano ricambio” nell’alternanza delle varie cariche di governo al fine di rendere l’autorità esercitata un servizio a favore della comunione ecclesiale e non il pretesto che consenta a lungo andare l’emergere di personalismi. Sempre nella Nota si aggiunge come “Papa Francesco, in linea con i suoi predecessori, suggerisce di comprendere le esigenze richieste dal cammino di maturità ecclesiale delle aggregazioni di fedeli nell’ottica della conversione missionaria” (con un riferimento evidente a “Evangelii gaudium”, 29-30).
La Nota prosegue ricordando che “non di rado la mancanza di limiti ai mandati di governo favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità”, riferendosi a chiari esempi di cattivo esercizio del governo, con conseguenti tensioni e conflitti all’interno della Chiesa che minano lo spirito missionario che dovrebbe guidarla. Ne consegue dunque la necessità di un continuo ricambio generazionale degli stessi organi in termini di vitalità e di “crescita creativa”. Infine, come accennato sopra, resta comunque la possibilità di deroghe: il Dicastero, tenendo conto del ruolo svolto dai suoi fondatori, lascia aperta la possibilità di dispense a loro favore (veri Art. 5 del Decreto) se lo riterrà opportuno e se “tale dispensa corrispondesse alla chiara volontà dell’organo centrale di governo”.