«È bella e attraente una Chiesa che ama il mondo senza giudicarlo e che per il mondo dona sé stessa», con questa bellissima frase Papa Francesco saluta la comunità delle Filippine di Roma presente oggi nella Basilica di San Pietro per celebrare la Messa di ringraziamento dei 500 anni dall’evangelizzazione dello Stato asiatico. Un invito quello di Papa Bergoglio affinché tutti i cattolici filippini possano far dire della Chiesa – come di Dio – che «ha tanto amato il mondo» nonostante i dolori della guerra, della povertà e oggi pure della pandemia. All’inizio della celebrazione il Santo Padre ha raggiunto sull’altare della Cattedra i concelebranti cardinali Luis Antonio G. Tagle – prefetto filippino della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli – Angelo De Donatis, suo vicario per la Diocesi di Roma e otto sacerdoti della Comunità filippina.



«Cari fratelli e sorelle, sono passati cinquecento anni da quando per la prima volta l’annuncio cristiano è arrivato nelle Filippine. Avete ricevuto la gioia del Vangelo: che Dio ci ha amato a tal punto da dare il suo Figlio per noi. E questa gioia si vede nel vostro popolo, si vede nei vostri occhi, nei vostri volti, nei vostri canti e nelle vostre preghiere. La gioia con cui portate la vostra fede in altre terre», esclama un entusiasta Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa. «Tante volte ho detto che qui a Roma le donne filippine sono “contrabbandiere” di fede! Perché dove vanno a lavorare, lavorano, ma seminano la fede. Questa è – permettetemi la parola – una malattia generazionale [genetica], ma una beata malattia! Conservatela! Portate la fede, quell’annuncio che voi avete ricevuto 500 anni fa, e che portate adesso», rimarca ancora il Pontefice.



IL CARDINAL TAGLE COMMOSSO ALLA MESSA

Proseguendo la celebrazione, Papa Francesco lancia un nuovo appello idealmente a tutta la comunità filippina: «voglio anche esortarvi a non smettere l’opera di evangelizzazione – che non è proselitismo, è un’altra cosa. Quell’annuncio cristiano che avete ricevuto è sempre da portare agli altri; il vangelo della vicinanza di Dio chiede di esprimersi nell’amore verso i fratelli; il desiderio di Dio che nessuno vada perduto domanda alla Chiesa di prendersi cura di chi è ferito e vive ai margini. Se Dio ama così tanto da donarci sé stesso, anche la Chiesa ha questa missione: non è inviata a giudicare, ma ad accogliere; non a imporre ma a seminare; la Chiesa è chiamata non a condannare ma a portare Cristo che è la salvezza». L’impegno missionario che possa essere da costante esempio per tutti, non solo per la Chiesa asiatica «il Vangelo non è un’idea o una dottrina, ma è Gesù, il Figlio che il Padre ci ha donato perché noi avessimo la vita. E il fondamento della nostra gioia non è una bella teoria su come essere felici, ma è sperimentare di essere accompagnati e amati nel cammino della vita».



Nel suo ringraziamento a Papa Francesco al termine della celebrazione, il Cardinal Tagle si è visto del tutto commosso e in lacrime dall’emozione: «parlo a a nome dei Filippini delle 7641 isole del nostro paese e dei dieci milioni di migranti filippini che vivono in quasi cento paesi nel mondo, tutti fanno tesoro della Sua premura per noi e per tutti i migranti presenti a Roma». «Quando ci mancano le nostre famiglie – conclude ancora commosso il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli – ci rivolgiamo alla parrocchia, la nostra seconda casa. Quando non c’è nessuno con cui parlare, apriamo il nostro cuore a Gesù nel Santissimo Sacramento e meditiamo sulla sua parola. Ci prendiamo cura dei bambini a noi affidati come se fossero i nostri figli e degli anziani come se fossero i nostri genitori. Attraverso i nostri migranti filippini, il nome di Gesù, la bellezza della Chiesa e la giustizia, la misericordia e la gioia di Dio, possano raggiungere i confini della terra».