Renato Farina è uno dei pochi a cogliere in questi giorni il messaggio a suo modo sorprendente dato da Papa Francesco in vista della V Giornata Mondiale del Povero (oggi 14 novembre 2021): «si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono. È tempo di rimboccarsi le maniche per restituire dignità creando posti di lavoro».



I poveri sono tanti e la pandemia ha acuito ancora di più le disuguaglianze sociali estreme: eppure la soluzione prospettata dalla Chiesa Cattolica non è (solo) quella dell’assistenzialismo, bensì della creazione di quanto è connaturato alla natura stessa dell’uomo, il lavoro. Durante la preghiera finale di Assisi, dove il Papa ha incontrato per davvero moltissimi poveri inviati dalle varie Chiese d’Europa, così sono risuonate le parole del Santo Padre: «O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia degli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane – che Tu provvedi, e tutti impariamo a donare».



PAPA FRANCESCO, LA LIBERTÀ E IL PANE

È il criterio doppio della libertà e del pane che Papa Francesco richiama come “sveglia” ai potenti della Terra affinché non pensino di risolvere il problema dei poveri con misure di mero assistenzialismo, propagandistico spesso e con pochi reali risultati. Non lo dice esplicitamente ma il pensiero al Reddito di Cittadinanza corre subito, tanto che Farina con “Libero” oggi in prima pagina titolano «Il Papa smonta il M5s: più lavoro ai poveri». Non un “Papa di sinistra” e nemmeno un “Papa di destra”, rintuzza Farina, ma “solo” un Pontefice che richiama la verità evangelica dei fatti: «libertà e pane come criterio di qualsivoglia politica», osserva il giornalista su “Libero Quotidiano” parafrasando le parole di Francesco per la Giornata del Povero («Mai venga a mancare la libertà e il pane»). Non vanno “inclusi” quasi a renderli una mera categoria sociale o peggio ancora ideologica: i poveri, conclude il Papa, «devono avere restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate».

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