Paura per cinque ragazze molestate sul treno per Milano da Peschiera. Dopo una giornata passata a Gardaland, le ragazze erano di rientro verso Milano e Pavia quando sono state molestate da un gruppo che ha invaso la stazione, probabilmente dopo aver passato la giornata sulle spiagge del lago. Il padre di una delle giovani, al Corriere, ha raccontato: “Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito… Mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa, impotente. Se non fosse riuscita a scendere a Desenzano quelli non so cosa le avrebbero fatto”.
Alberto è il padre di una delle due ragazze di Pavia (le altre sono di Milano) che hanno denunciato. L’uomo ha raccontato: “Dal treno mi chiamava terrorizzata. Uno squillo, poche parole e cadeva la linea. Aveva paura che pensassero che stava chiamando la polizia. Parlava a monosillabi e riattaccava. Poi non rispondeva, quindi mandava un messaggio: “Papà siamo ammassati, non ci fanno scendere”. L’ho implorata di spostarsi in un altro vagone e scendere alla prima fermata. E lei: “non riesco neanche a girarmi”. A quel punto sono andato nel panico. Erano degli invasati e le potevano fare di tutto. Pensavo: magari saranno anche ubriachi… e se hanno dei coltelli…”.
La chiamata alla polizia
Il padre di una delle ragazze molestate sul treno a Peschiera ha subito allertato le forze dell’ordine: “L’ho fatto ed è stato un altro incubo. Ho chiamato prima i numeri della polizia ferroviaria di Peschiera, ma non rispondeva nessuno. Quindi ho telefonato al 112, e mi hanno passato i carabinieri di Peschiera. Gli ho spiegato cosa stava succedendo e mi hanno detto che non era di loro competenza e avrebbero chiamato la polizia ferroviaria. Al che gli ho urlato: “ma è questo il modo di gestire un’emergenza?””. L’uomo, in preda alla paura, si è subito messo in auto in direzione Peschiera: “Non mi è rimasto che mettermi in macchina. Mezz’ora dopo mi chiamano i carabinieri dicendomi che stavano mandando le pattuglie a Peschiera. Peccato che mia figlie intanto era già riuscita a scendere, ma a Desenzano”.
Alberto ha spiegato che la figlia, insieme alle amiche, era stata fatta scendere a Desenzano. Ad aiutare il gruppo, un ragazzo che ha permesso loro di scendere: “Mi ha chiamato quando io ero ancora in strada. Al telefono piangeva. Gli ho detto: “Restate in gruppo, andate in un posto affollato”. Al mio arrivo le ho trovate tutte cinque in un bar. Tremavano ancora per la paura”. Le giovani, tutte tra 16 e 17 anni, hanno raccontato “Che si sono sentite in trappola, braccate, senza l’aiuto di nessuno. Le toccavano, dicendo: “Donne bianche voi non potete stare qui… Siete delle privilegiate”. Quando una di loro ha avuto l’attacco di panico ed è svenuta loro si sono tolti la maglietta per farle aria, intanto le si avvicinavano al viso dicendo “I love you”. Alla fine si sono salvate solo grazie a un ragazzo, anche lui di colore, che è riuscito a farsi largo tra la folla a spintoni consentendo alle ragazze di aprire le porte”.