Ieri mattina Papa Francesco è intervenuto agli Stati generali della natalità con un discorso dai molti aspetti interessanti. Ha esordito con una frase che sa di slogan ma che, invece, per la profondità di quanto comporta, ha la forza della tesi (“Videtur…”) di una Quaestio medievale: la vita non è un problema ma un dono. Sarebbe anche bastato fermarsi a spiegare bene questo concetto. Il problema di amare una persona ma non restare incinta, il problema di portare avanti la gravidanza, il problema di rinunciare a tante cose per allevare un figlio, e poi, magari, anche il problema di vedere crescere il figlio diverso da come lo si voleva… E se invece fossero doni, come ha detto implicitamente il pontefice?
Poi Francesco ha parlato di realismo. Negli ultimi tempi, nei discorsi del Papa argentino, dunque di una cultura diversa da quella, ad esempio, di un Ratzinger, la parola realismo sembra coincidere sempre più con la parola razionale, o almeno ragionevole. La verità e la ragione dicono che inquinamento e fame nel mondo sono causate non dalla crescita demografica, ma da materialismo, egoismo e consumismo. E le analisi lo confermano. Le risorse ci sarebbero per tutti, ma il punto è come sono utilizzate, come sono distribuite. Anche Sabrina Prati dell’Istat ha sottolineato che la crescita della popolazione mondiale rallenta, e che invece nei Paesi in denatalità, come l’Italia, dove ci sono sempre meno giovani (sotto i 15 anni oggi sono 7 milioni, mentre nel 1951 erano 11 milioni), la società va verso una catastrofe non solo morale, ma anche socio-economica.
Il Papa ha ricordato che le attività oggi economicamente più redditizie sono contro la vita: la fabbricazione di armi e la produzione di anticoncezionali. Ma si tratta di argomenti tabù. Sul tema delle armi nessuno dice che il re è nudo, cioè che le economie mondiali traggono enormi profitti dalle guerre in corso. Lo scrivevano anche i marxisti d’un tempo, e che adesso lo dica quasi solo il Papa fa un certo effetto. Per il secondo tema è peggio ancora. Di politiche della famiglia, e ancor di più di aborto, nei media si parla solo sotto la garrota dell’ideologia e del preconcetto. L’ha accennato nel suo intervento anche il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi.
E ne è riprova quanto successo il giorno prima, quando un gruppo di contestatori ha impedito di parlare alla ministra Eugenia Roccella e poi una ragazza ha letto un comunicato contro di lei. Un intervento non commentabile. Chi vuole se ne fa una idea rivedendolo al minuto 04 di questo video. Forse il padrone di casa, Gigi De Palo, avrebbe potuto difendere meglio la ministra, ma comunque ha fatto bene a non far tacere la contestatrice. L’avrebbe trasformata in un’altra piccola Scurati, al centro dell’attenzione. E invece per fortuna siamo qui a parlare di una provocazione di tutt’altra natura, quella del Papa. Tra l’altro visto in buona forma.
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