Dopo Nagasaki, Hiroshima: non un momento di pausa per Papa Francesco ancora impegnato nel lungo e ricco viaggio pastorale nel sud-est asiatico. Da Tokyo a Nagasaki nelle scorse ore ha visto un primo omaggio del Santo Padre per le vittime della terribile bomba nucleare che distrusse mezzo Giappone nel lontano 1946, al termine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’incontro, l’omaggio al memoriale delle vittime e la Santa Messa, ora il trasferimento e l’arrivo nella mattinata italiana al secondo sito nucleare, Hiroshima per l’appunto. «La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale», ha spiegato Papa Francesco davanti ai fedeli accorsi nello stadio di Nagasaki, aggiungendo subito dopo «Qui, in questa città che è testimone delle catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali di un attacco nucleare, non saranno mai abbastanza i tentativi di alzare la voce contro la corsa agli armamenti. Questa infatti spreca risorse preziose che potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo integrale dei popoli». Papa Francesco sotto una pioggia incessante ha raggiunto poi raggiunto l’Atomic Bomb Hypocenter Park, situato all’interno del Parco della Pace: «Nel mondo di oggi, dove milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare, mantenere e vendere le armi, sempre più distruttive, sono un attentato continuo che grida al cielo».
PAPA FRANCESCO, L’APPELLO CONTRO IL NUCLEARE A NAGASAKI
L’appello lanciato dal Papa qui in Giappone – e rilanciato anche nelle prossime ore durante la visita di Hiroshima – guarda a tutto il mondo, sconvolto ancora dalla minaccia continua delle armi nucleari oltre alla costante corsa agli armamenti: ancora Francesco da Nagasaki, «È necessario rompere la dinamica della diffidenza che attualmente prevale e che fa correre il rischio di arrivare allo smantellamento dell’architettura internazionale di controllo degli armamenti. Stiamo assistendo a un’erosione del multilateralismo, ancora più grave di fronte allo sviluppo delle nuove tecnologie delle armi». Come poi rilanciato durante l’omelia nella prima Santa Messa dal suo arrivo in Giappone, Papa Francesco ha “fissato” i termini della ripartenza: «Le burle e le grida di “salva te stesso” di fronte all’Innocente sofferente non saranno l’ultima parola; anzi, susciteranno la voce di quelli che si lasciano toccare il cuore e scelgono la compassione come vero modo per costruire la storia». Pregando davanti al monumento dei martiri di Nagasaki, il Papa ha poi ricordato anche le tante sofferenze che i cristiani sono costretti a subire per il loro semplice ruolo di testimoni del Vangelo: «Preghiamo per loro e con loro, e alziamo la voce perché la libertà religiosa sia garantita a tutti e in ogni angolo del pianeta; e alziamo la voce anche contro ogni manipolazione delle religioni, operata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini».