«La mattina di Natale siamo arrivati e la nonna stava ancora facendo i cappelletti, li faceva a mano. Ne aveva fatti 400! Eravamo sbalorditi! Tutta la nostra famiglia era lì: venivano anche zii e cugini»: un Papa Francesco più “inedito” del solito quello che si racconta a “La Repubblica” e “La Stampa” nel giorno della Vigilia di Natale, a poche ore dalla celebrazione della Santa Messa della Notte di Natale (anticipata alle ore 19.30 per precauzioni Covid).



Un Santo Padre che ripercorre la sua storia fatta di momenti anche molto intimi e familiari, ma che non riesce a dimenticare gli orrori e le sofferenze che ogni giorno il mondo sempre più “lontano” da Dio manifesta: «Penso sempre ai poveri. Come Gesù, che è nato povero: quel giorno Maria era una donna di strada, perché non aveva un luogo adeguato per partorire». Bergoglio rivolge il pensiero agli ultimi, i dimenticati e gli abbandonati, incarnando appieno lo “sguardo” di Cristo e della Chiesa sua “sposa”: «A me fa piangere e arrabbiare sentire le storie di adulti vulnerabili e di bimbi che vengono sfruttati. E, poi, penso ai bimbi malati che trascorreranno il Natale in ospedale, non ci sono parole, possiamo solo aggrapparci alla fede, a Dio, e chiedergli: ‘Perché?». L’invito del Papa è rivolto poi a tutte le famiglie e i genitori che per fortuna non hanno i propri cari negli ospedali, «non si dimentichino quanto sono fortunati, li abbraccino forte e dedichino loro più tempo».



PAPA: “COME MI PREPARO AL NATALE”

Ma come “si prepara” al Natale un Pontefice? Per Francesco è molto semplice: «Mi preparo bene, perché il Natale è sempre una sorpresa. È il Signore che viene a visitarci, e io vivo questo arrivo con la mistica dell’Avvento: aspettare un po’ di tempo e predisporsi per incontrare Dio, che rinnova tutto in bene. E poi amo tanto le canzoni natalizie, che sono piene di poesia. Silent Night, Tu scendi dalle stelle… trasmettono pace, speranza, creano l’atmosfera di gioia per il Figlio di Dio che nasce sulla terra come noi, per noi». Sempre nell’intervista ai quotidiani del gruppo GEDI, il Santo Padre ammette di avere diversi momenti di nostalgia per la gioventù passata, ma mai malinconia: «Forse per mia formazione personale, non me la permetto. E un po’ forse perché ho ereditato il carattere di mia mamma, che guardava sempre avanti». Sente la mancanza e tanta dei fratelli ora in Cielo, anche se gli rimane l’amata sorella Maria Elena: è un Papa molto “intimo” quello che racconta di svegliarsi ancora ogni giorno alle 4 e pregare per ore prima di immergersi negli appuntamenti e impegni “papali”: «L’avvenire del mondo sarà florido se sarà costruito e, dove serve, ricostruito insieme. Solo la vera e concreta fraternità universale ci salverà e ci permetterà di vivere tutti meglio. Questo però significa che la comunità internazionale, la Chiesa a cominciare dal Papa, le istituzioni, chi ha responsabilità politiche e sociali e anche ogni singolo cittadino in particolare dei paesi più ricchi, non possono né devono dimenticare le regioni e le persone più deboli, fragili e indifese, vittime dell’indifferenza e dell’egoismo». A chiosa dell’intervista, il Santo Padre aggiunge «prego Dio affinché in questo Natale trasmetta sulla Terra più generosità e solidarietà».

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