Un silenzio lungo 5 secondi che può apparire nulla ma che in realtà riflette il fortissimo turbamento che la decisione della Turchia di Erdogan di trasformare la Basilica di Santa Sofia a Istanbul in moschea ha generato in Papa Francesco: nell’Angelus di oggi, il Santo Padre dopo la recita della preghiera ha spiegato dal balcone di Piazza San Pietro «il mare (oggi è la Giornata Internazionale del Mare, ndr) mi porta un po’ lontano col pensiero: a Istanbul. Penso a Santa Sofia, e sono molto addolorato». Pochissime parole seguite da un breve silenzio che ben fa comprendere il netto turbamento riguardo la scelta del Consiglio di Stato di Ankara, su pressing di Erdogan, nel cancellare un secolo di “dialogo” dopo il decreto Ataturk che nel 1934 poneva la meravigliosa ex basilica cristiana orientale – divenuta poi moschea dopo l’invasione degli Ottomani – a museo e luogo di turismo come simbolo di “incontro” tra Islam e Occidente. Ecco, il radicale passo indietro fatto da Erdogan per cercare di recuperare consensi nell’area nazionalista-islamista non sembra essere “piaciuta” da Papa Francesco che con un insolito commento critico si posiziona contro la scelta di una importante nazione estera come la Turchia.
CONSIGLIO DELLE CHIESE CONTRO SCELTA TURCHIA “SANTA SOFIA TORNI MUSEO”
«Il provvedimento annunciato dal Consiglio di Stato inverte i segnali positivi di apertura della Turchia, trasformandoli in segnali di esclusione e divisione»: così si è espresso oggi anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec o più noto come Consiglio mondiale delle Chiese) che ha chiesto a Erdogan di rivedere la decisione e far tornare Santa Sofia (che ricordiamo si intitola così come dedicazione alla “santa sapienza” di Gesù Cristo come logos, ndr) un museo. Nella lettera resa nota dalla Bbc si legge inoltre «Nell’interesse di promuovere la comprensione reciproca, il rispetto, il dialogo e la cooperazione, ed evitare di coltivare vecchie animosità e divisioni, vi chiediamo urgentemente di riconsiderare la vostra decisione». Molto duro è invece il commento giunto ancora ieri da Erdogan davanti alle tante critiche internazionali giunte sulla decisione del Consiglio di Stato: «Quanti non reagiscono contro l’islamofobia nei loro Paesi stanno attaccando la volontà della Turchia di usare i suoi diritti sovrani. Abbiamo preso questa decisione non in relazione a ciò che dicono gli altri, ma in relazione ai nostri diritti, come abbiamo fatto in Siria, in Libia e altrove».