IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AI GIOVANI DELLA RUSSIA

Papa Francesco torna a parlare di pace e lo fa con un messaggio molto particolare rivolto ai giovani cattolici in Russia: «Dio ci ha chiamati dall’inizio, ha chiamato ciascuno per nome, a tu per tu. Nonostante le nostre debolezze», così il Pontefice ha parlato nel suo intervento in collegamento streaming con 400 ragazzi e ragazze che fino al 27 agosto partecipano al decimo incontro nazionale dei giovani cattolici della Russia, a San Pietroburgo. Come ripete fin dall’inizio della guerra in Ucraina, la Chiesa di Francesco intende dialogare con tutti ribadendo i dati di realtà (l’Ucraina è il popolo martoriato dalla guerra nata dall’invasione russa) ma non censurando forti critiche anche all’Occidente per la gestione pre-guerra e pure con i tentativi di “pacificazione” che sono stati vani fino ad oggi.



Continuando a tessere la sua “missione di pace” con l’inviato speciale cardinale Zuppi, Papa Francesco vuole ora parlare ai più giovani per ricordare loro come l’impegno di pace e speranza possa essere l’unico vero strumento assieme alla diplomazia per far finire la guerra. «Auguro a voi, giovani russi, la vocazione di essere artigiani di pace in mezzo a tanti conflitti, in mezzo a tante polarizzazioni che ci sono da tutte le parti, che affliggono il nostro mondo», sottolinea ancora il Santo Padre ai giovani russi, invitandoli ad essere «seminatori, a spargere semi di riconciliazione, piccoli semi che in questo inverno di guerra non germoglieranno per il momento nel terreno ghiacciato, ma che in una futura primavera fioriranno. Come ho detto a Lisbona: abbiate il coraggio di sostituire le paure con i sogni. Sostituire le paure con i sogni. Sostituite le paure con i sogni. Non siate amministratori di paure ma imprenditori dei sogni. Concedetevi il lusso di sognare alla grande!».



LA DIPLOMAZIA E L’IMPEGNO PER LA PACE: IL “PIANO” DI PAPA FRANCESCO

Papa Francesco ha poi ricordato nella riflessione con i giovani ragazzi cattolici in Russia che l’amore di Dio è per tutti e la Chiesa è di tutti, ed ha esortato a ricordare il Vangelo «dove si racconta dell’invito del padrone del banchetto ai crocicchi di portare il Vangelo a tutti: ecco cosa intendeva Gesù: tutti, tutti, tutti». Rispondendo alle domande dei giovani presenti – in particolare una ragazza che ha chiesto cosa dovrebbe fare la diplomazia per superare la guerra in Ucraina – Papa Francesco ha sottolineato che «La diplomazia va avanti seguendo una strada: una strada dove l’unità è superiore al conflitto. La vera diplomazia non ha paura dei conflitti, ma non li sottolinea: prende i conflitti e con i conflitti va avanti, tramite il dialogo e la preghiera».



Occorre capire bene la posizione dell’altro e limitare gli errori, insomma anche per il Papa la diplomazia in tempi di guerra non è affatto semplice, eppure è un’attività «feconda. questo sia con la situazione ucraina sia con altri Paesi. Sempre la diplomazia costruisce, non distrugge». Importante poi il messaggio lanciato per gli storici problemi di divisione cristiana in Russia tra ortodossi e filo-cattolici: alla domanda sulle famiglie “miste” per le confessioni religiose, il Papa ha concluso «siano ortodossi, siano cattolici, ambedue sono cristiani. Voi due siete cristiani: andate avanti, andate avanti, rispettando la tradizione dell’uno e dell’altro. Non forzare la storia. E poi nel cammino forse il Signore vi fa vedere o forse no, ma e’ importante sottolineare cio’ che c’e’ in comune: Ambedue siamo cristiani».

Raggiunto da Vatican News e Radio Vaticana dopo il collegamento con Papa Francesco, l’arcivescovo di Mosca Mons. Paolo Pezzi racconta le sue impressioni a caldo sulla straordinaria occasione concessa dal Pontefice: «Abbiamo partecipato a un evento veramente unico, cioè la possibilità per i nostri giovani di avere un dialogo con il Santo Padre Francesco. Le sue parole, ma – oserei dire – la sua presenza, il suo ascoltarci e poi anche il suo parlarci, sono stati qualcosa che certamente per chi era qui resterà per sempre. A questo voglio aggiungere che le parole dette dal Papa sono realmente un invito a essere protagonisti della propria vita, e io sono convinto che questo sia quello che più serve ai giovani, oggi: capire che è loro il futuro, capire che loro sono chiamati a portare la speranza per tutti gli uomini, capire che devono diventare i protagonisti della vita».

IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO FA DISCUTERE IN UCRAINA (E NON SOLO)

È in particolare un passaggio emerso nelle scorse ore dal discorso tenuto praticamente “a braccio” da Papa Francesco ai giovani cattolici russi lo scorso 25 agosto a sollevare ben più di una polemica in Ucraina e negli ambienti pro-Kiev: «Non dimenticate mai la vostra eredità. Siete gli eredi della grande Russia: la grande Russia dei santi, dei governanti, la grande Russia di Pietro I, Caterina II, quell’impero grande, illuminato, di grande cultura e di grande umanità. Non rinunciate mai a questa eredità, voi siete gli eredi della grande Madre Russia», così ha concluso il Santo Padre il discorso con le giovani generazioni cristiane a cui poco prima era stato proposta la strada degli “artigiani di pace” in un mondo di costante conflitto.

Non a tutti però sono piaciute quelle parole, specie a chi come l’analista e politologa Nona Mikhelidze vede nel discorso di Papa Francesco un atto addirittura simile a “filo-putinismo”: «Mentre in nome di “Grande Madre Russia” stanno uccidendo migliaia dei Ucraini, Papa Francesco pronuncia queste parole che non saprei neanche come commentare, sono semplicemente senza parole». Nel tweet apparso sulla pagina della politologa bielorussa che qualifica le parole di Francesco come «gravissime», replica il giornalista inviato di guerra per la Rai, Giammarco Sicuro, il quale prova a cogliere l’ampiezza delle parole di Francesco: «Serve costruire ponti e non demonizzare. Anche tra i russi ci può essere qualcuno su cui possiamo far leva per arrivare alla pace e alla giustizia, nell’interesse degli stessi ucraini invasi». Giornalisti, politici e commentatori in Ucraina stigmatizzano le parole del Papa – già criticato nel recente passato dopo le dichiarazioni sulla Nato che “abbaia alle porte della Russia” – e non colgono l’intento di mantenere il più possibile aperto il dialogo di pace per raggiungere la tregua: così il giornalista Nello Scavo (Avvenire) prova a rispondere sui social alle forti critiche anti-Bertoglio, «a me pare che il Papa (giuste o sbagliate che siano le sue espressioni) abbia voluto dire che Putin e Kirill non rappresentano la storia russa e che in qualche modo l’hanno tradita. Altri diranno che invece sono entrambi coerenti con la storia peraltro citata dal Papa. Ma la questione di fondo é che ha chiesto alla minoranza cattolica di usare il pensiero critico, a un mese dal voto regionale. Se poi arriveranno dei chiarimenti, tanto meglio».