IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO AI RAPPRESENTANTI DEI MOVIMENTI ECCLESIALI: “SINODALITÀ E MISSIONE”

Nel suo penultimo incontro prima i volare al G7 di Borgo Egnazia, Papa Francesco ha tenuto giovedì 13 giugno 2024 un’importante discorso ai partecipanti dell’incontro annuale con tutti i moderatori dei Movimenti, delle associazioni di fedeli e delle nuove comunità. L’evento promosso dal Card. Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha visto rappresentante ben 95 realtà da tutto il mondo (sulle 117 riconosciute dal Vaticano), con 220 persone partecipanti e ben 80 moderatori. Sul tema scelto della sinodalità, i Movimenti si sono incontrati in Aula del Sinodo in Vaticano ricevendo la benedizione di Papa Francesco e una lunga riflessione sul valore centrale della missione da svolgere ancora oggi nella Chiesa di Cristo.



«La sfida della sinodalità per la missione», con questo titolo i Movimenti si affidano al Santo Padre in vista dell’ultima fase del Sinodo sulla Sinodalità, prevista per il prossimo autunno 2024: «Più volte ho ripetuto che il cammino sinodale richiede una conversione spirituale, perché senza un cambiamento interiore non si raggiungono risultati duraturi», spiega Papa Francesco aprendo l’incontro di ieri nell’Aula del Sinodo, auspicando come dopo la fine di questo importante periodo della Chiesa durato ben 3 anni (e alle porte del Giubileo sulla speranza) «la sinodalità rimanga come modo di agire permanente nella Chiesa, a tutti i livelli, entrando nel cuore di tutti, pastori e fedeli, fino a diventare uno “stile ecclesiale” condiviso».



I TRE ATTEGGIAMENTI SINODALI RICHIAMATI DAL PAPA A TUTTI I MOVIMENTI

Per raggiungere quel servizio di sinodalità per l’intera Chiesa, Papa Francesco ribadisce la necessità di una vera e propria conversione, un cammino lungo che si snoda nei tre atteggiamenti sinodali richiamati fin dall’inizio dal Santo Padre: «Pensare secondo Dio, superare ogni chiusura e coltivare l’umiltà». In primo luogo, il “pensiero secondo Dio” richiede un cambiamento di prospettiva, passare dal nostro pensiero solamente umano a quello del Signore, «Nella Chiesa, prima di prendere ogni decisione, prima di iniziare ogni programma, ogni apostolato, ogni missione, dovremmo sempre chiederci: cosa vuole Dio da me, cosa vuole Dio da noi, in questo momento, in questa situazione? Quello che io ho in mente, quello che noi come gruppo abbiamo in mente, è veramente il “pensiero di Dio”?». In questo senso, il vero protagonista del cammino sinodale – ripete ai Movimenti ecclesiali – è lo Spirito Santo, sempre con il cuore dell’uomo in compagnia per “pensare” e agire secondo Dio.



La seconda “regola” proposta dal Papa ai vari rappresentanti dei movimenti sparsi in tutto il mondo – presenti tra gli altri da Comunione e Liberazione ai focolarini, dall’Azione Cattolica al Rinnovamento dello Spirito e all’Opus Dei – riguarda l’ammonimento per le situazioni da “cerchio chiuso” di una comunità o di una realtà ecclesiale: serve invece superare tali chiusure, quella che il Papa chiama «tentazione del cerchio chiuso», in quanto Gesù spinge per farci andare al di là della nostra cerchia, «essere convinti che quello che facciamo noi vada bene per tutti, difendere, magari senza rendersene conto, posizioni, prerogative o prestigio “del gruppo”. Oppure lasciarsi bloccare dalla paura di perdere il proprio senso di appartenenza e la propria identità, per il fatto di aprirsi ad altre persone e ad altri modi di pensare, senza riconoscere la diversità come una opportunità, e non una minaccia». Serve invece guardare oltre i propri steccati, sottolinea Papa Francesco avanti ai Movimenti, lasciarsi “colpire” dalle esperienze degli altri, ecco tutto questo richiede un atteggiamento di sinodalità: «il proprio gruppo, la propria spiritualità, sono realtà per aiutare a camminare con il Popolo di Dio, ma non sono privilegi».

Da ultimo, non è possibile vivere la sinodalità senza la necessaria umiltà: essa è la «porta di ingresso per tute le virtù», chiarisce nel suo discorso ai Movimenti. L’umiltà testimoniata e insegnata da Gesù nel Vangelo è il vero punto di partenza della conversione spirituale: «Solo gli umili compiono cose grandi nella Chiesa, perché chi è umile ha le basi solide, fondate sull’amore di Dio». L’umiltà nella Chiesa è il vero paradigma di vita, una costante conversione che è richiesta a ciascuno di noi: «È l’umile che difende la comunione nella Chiesa, evitando le spaccature, superando le tensioni, sapendo mettere da parte anche le proprie iniziative per contribuire a progetti condivisi». Aprire il cuore, non rimanere ancorati nei cerchi “chiusi” e spalancare l’umiltà di cui ognuno è a disposizione: serve un’educazione in questo, dove il tema centrale – conclude Papa Francesco – è ben capire che l’appartenenza cristiana prima del movimento e dell’associazione è per la Chiesa: «È nel mio movimento, nella mia associazione per la Chiesa, come uno ‘stadio’ per aiutare la Chiesa, ma i movimenti chiusi vanno cancellati, non sono ecclesiali». L’augurio del Papa a tutti i Movimenti è quello di seguire il criterio della sinodalità, non dimenticando mai di valorizzare tutti i carismi peculiari donati dal Signore alla storia della Chiesa: «i Movimenti aiutino la valorizzazione dei carismi di ciascuno in una prospettiva ecclesiale, per dare il proprio generoso e prezioso contributo all’evangelizzazione, alla quale tutti noi siamo chiamati».