GLI AUGURI DI PAPA FRANCESCO ALLA CURIA ROMANA: “ASCOLTARE, DISCERNERE E CAMMINARE”

A pochi giorni dal Natale del Signore, Papa Francesco ha incontrato come da tradizione la Curia Romana in Vaticano per gli auguri di fine anno: un lungo discorso di oltre un’ora dove il Santo Padre traccia il suo personale “bilancio” della vita ecclesiale nell’anno del grande Sinodo sulla Sinodalità (che si concluderà nel settembre 2024), con importanti posizioni prese anche di recente (su tutte, l’apertura alla benedizione delle coppie omosessuali, ma non solo…) e con la pace come unico denominatore comune in vista del prossimo anno.



«Il Mistero del Natale ridesta il nostro cuore allo stupore – parola chiave – di un annuncio inatteso: Dio viene, Dio è qui in mezzo a noi e la Sua luce ha squarciato per sempre le tenebre del mondo. Abbiamo bisogno di ascoltare e ricevere sempre questo annuncio, soprattutto in un tempo ancora tristemente segnato dalle violenze della guerra, dai rischi epocali a cui siamo esposti a causa dei cambiamenti climatici, dalla povertà, dalla sofferenza, dalla fame – c’è fame nel mondo! – e da altre ferite che abitano la nostra storia», introduce Papa Francesco nei suoi auguri alla Curia di Roma riunita nell’Aula della Benedizione lo scorso giovedì 21 dicembre 2023. Serve ascoltare l’annuncio di Dio e per farlo Papa Francesco invita tutti i cardinali e i vescovi ad un iter racchiuso in tre verbi: «Ascoltare, discernere, camminare: tre verbi per il nostro itinerario di fede e per il servizio che svolgiamo qui nella Curia. Vorrei consegnarveli attraverso alcuni dei personaggi principali del Santo Natale». Tre verbi e un “neologismo” che il Papa conia per l’occasione, ossia “labirintare”, l’ago della bilancia per verificare «in che modo si stia servendo la causa del Vangelo».



Ascoltare come Maria in ginocchio durante l’annunciazione, ascoltare con il cuore che la Madonna spalanca alla venuta del Signore: «Ascoltare è sempre l’inizio di un cammino. Il Signore chiede al suo popolo questo ascolto del cuore, una relazione con Lui, che è il Dio vivente». Discernere, come San Giovanni Battista, un’arte spirituale «che ci spoglia della pretesa di sapere già tutto, dal rischio di pensare che basta applicare le regole, dalla tentazione di procedere, anche nella vita della Curia, semplicemente ripetendo degli schemi, senza considerare che il Mistero di Dio ci supera sempre e che la vita delle persone e la realtà che ci circonda sono e restano sempre superiori alle idee e alle teorie. La vita è superiore alle idee, sempre». E infine camminare, come i Magi davanti al Bimbo venuto a Betlemme senza perdersi nei labirinti della rigidità e della mediocrità: «La fede cristiana – ricordiamocelo – non vuole confermare le nostre sicurezze, farci accomodare in facili certezze religiose, regalarci risposte veloci ai complessi problemi della vita. Al contrario, quando Dio chiama suscita sempre un cammino, come è stato per Abramo, per Mosè, per i profeti e per tutti i discepoli del Signore. Egli ci mette in viaggio, ci trae fuori dalle nostre zone di sicurezza, mette in discussione le nostre acquisizioni e, proprio così, ci libera, ci trasforma, illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati».



PAPA FRANCESCO: “LA CHIESA DIVISA TRA PROGRESSISTI E CONSERVATORI? ECCO QUAL’È L’UNICA VERA FRATTURA”…

Papa Francesco non lesina critiche anche nette all’andazzo della Curia Romana e del Vaticano in merito a comportamenti non sempre irreprensibili per la vita della fede cristiana: «A volte, anche nella comunicazione tra di noi, rischiamo di essere come dei lupi rapaci: cerchiamo subito di divorare le parole dell’altro, senza ascoltarle davvero, e immediatamente gli rovesciamo addosso le nostre impressioni e i nostri giudizi. Invece, per ascoltarsi c’è bisogno di silenzio interiore, ma anche di uno spazio di silenzio tra l’ascolto e la risposta». Non è un “ping pong”, sottolinea più volte Papa Francesco anche a braccio, «Prima si ascolta, poi nel silenzio si accoglie, si riflette, si interpreta e, soltanto dopo, possiamo dare una risposta. Tutto questo lo si impara nella preghiera, perché essa allarga il cuore, fa scendere dal piedistallo il nostro egocentrismo, ci educa all’ascolto dell’altro e genera in noi il silenzio della contemplazione».

Nel servizio qui in Curia, richiama poi il Santo Padre, è importante restare in cammino, non smettere di cercare e di approfondire la verità, «vincendo la tentazione di restare fermi e di “labirintare” dentro i nostri recinti e nelle nostre paure. Le paure, le rigidità, la ripetizione degli schemi generano staticità, che ha l’apparente vantaggio di non creare problemi – quieta non movere –, ci portano a girare a vuoto nei nostri labirinti, penalizzando il servizio che siamo chiamati a offrire alla Chiesa e al mondo intero». Serve sempre il coraggio per camminare e andare oltre i propri schemi, un coraggio per amare la vita e Gesù stesso: così in conclusione Papa Francesco ricorda la riflessione di uno zelante sacerdote (senza citarne il nome) che aiuta l’intera Curia a riflettere: «Egli dice che si fa fatica a riaccendere le braci sotto la cenere della Chiesa. La fatica, oggi, è quella di trasmettere passione a chi l’ha già persa da un pezzo. A sessant’anni dal Concilio, ancora si dibatte sulla divisione tra “progressisti” e “conservatori”, ma questa non è la differenza: la vera differenza centrale è tra “innamorati” e “abituati”. Questa è la differenza. Solo chi ama può camminare» verso la Verità. Con Maria, con il Battista e con i Magi, l’augurio del Santo Natale di Papa Francesco alla Curia di Roma si allarga all’intera cristianità: «Il Signore Gesù, Verbo Incarnato, ci doni la grazia della gioia nel servizio umile e generoso. E per favore, mi raccomando, non perdiamo il senso dell’umorismo, che è salute!».