Papa Francesco si è rivolto ai membri di Comunione e Liberazione durante l’udienza tenutasi nella mattinata di oggi, sabato 15 ottobre 2022, tesa a celebrare il centenario della nascita di don Luigi Giussani. Il Santo Padre ha esordito con le seguenti parole: “Vi ringrazio di aver voluto manifestare la vostra comunione con la sede apostolica e il vostro affetto per il Papa. Siamo riuniti per commemorare il centenario della nascita di monsignor Luigi Giussani e lo facciamo con gratitudine nell’animo. Io esprimo la mia personale gratitudine per tutto il bene che mi ha fatto attraverso i suoi scritti e per ciò che egli ha saputo seminare e irradiare dappertutto per il bene della Chiesa. Come potrebbero non ricordarlo con gratitudine commossa tutti coloro che sono stati suoi figli, suoi discepoli, cresciuti nella fede come un dono che dà senso e speranza umana alla vita?”.
Don Giussani, ha proseguito Papa Francesco, “è stato servitore di tutte le situazioni umane che incontrava e lo Spirito Santo gli ha dato un carisma per l’utilità comune. Non è una mera nostalgia ciò che ci porta a celebrare questo centenario, ma è la memoria grata della sua presenza nella comunione dei Santi. I periodi di transizione non sono per niente facili, quando il padre fondatore non è più presente. Bisogna ringraziare padre Julián Carrón per aver mantenuto saldo il timone della comunione con il pontificato. Da Comunione e Liberazione la Chiesa e io stesso speriamo di più, molto di più. I tempi di crisi sono tempi di ricapitolazione della nostra straordinaria storia di umanità. La crisi fa crescere, non va ridotta al conflitto che annulla. Sicuramente don Giussani sta pregando per l’unità in tutte le articolazioni del vostro movimento. Sapete bene che unità non significa uniformità. Non temete i momenti di confronto nel cammino del movimento: non può essere diversamente laddove tutti gli individui sono chiamati a vivere personalmente e originalmente il carisma ricevuto. L’unità deve essere più forte delle forze dispersive o del trascinarsi di vecchie contrapposizioni. Non sprecate il vostro tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni, per favore!”.
PAPA FRANCESCO: “VORREI RICORDARE IL CARISMA DI DON GIUSSANI, CAPACE DI ATTRARRE I GIOVANI”
Dopodiché, Papa Francesco voluto sottolineare il carisma, la vocazione di educatore e l’amore per la Chiesa di don Giussani, il quale “è stato certamente un uomo di grande carisma personale, capace di attrarre migliaia di giovani e di toccare il loro cuore. Da ragazzo, a soli 15 anni, era stato folgorato dalla scoperta del mistero di Cristo e aveva intuito che Cristo è la risposta a tutti gli interrogativi umani e alla realizzazione di ogni desiderio di felicità, di bene e di eternità presente nell’animo umano. Lo stupore di quella volta non l’ha mai abbandonato. Lui attraeva, convinceva, convertiva i cuori, perché trasmetteva agli altri ciò che portava dentro: la passione dell’uomo e la passione per Cristo come compimento dell’uomo. Tanti giovani lo hanno seguito, perché i giovani hanno un grande fiuto. Quello che diceva veniva dal suo cuore, per questo ispirava simpatia e interesse”.
Anche nei periodi più complicati, ha affermato Papa Francesco, “non è il carisma a dovere cambiare: esso va sempre accolto e fatto fruttificare nell’oggi. I carismi crescono in pienezza, semmai sono i modi di viverlo che possono costituire un ostacolo o addirittura un tradimento al fine per il quale il carisma è stato suscitato per lo Spirito Santo. Le modalità fuorvianti possono essere corrette solo con un atteggiamento di umiltà e sotto la guida della Chiesa. Bisogna ‘ricordare’ l’incontro con il mistero che ci ha portato fino qui e ‘generare’. L’uomo e la donna umile sanno guardare avanti, sanno guardare i germogli, con la memoria carica di gratitudine. L’umile spinge verso ciò che non si conosce, invece il superbo va indietro, si sente insicuro di ciò che non conosce e teme sempre il nuovo, perché non può controllarlo, si sente destabilizzato. Perché? Perché ha perso la memoria. Abbiate a cuore il dono del carisma e la memoria che lo custodisce, perché esso può fare fiorire ancora molte vite. La potenzialità del vostro carisma è in parte ancora da scoprire: fuggite dal ripiegamento su voi stessi, dalla paura, dalla stanchezza spirituale, che porta alla pigrizia spirituale. Trovate modi di linguaggio adatti, affinché il carisma di don Giussani sappia parlare al mondo di oggi, che è cambiato rispetto agli inizi del vostro movimento”.
PAPA FRANCESCO: “DON GIUSSANI SAPEVA RISVEGLIARE IL DESIDERIO DI VERITÀ NEI GIOVANI”
Fin dai primi anni successivi alla sua vocazione, ha detto Papa Francesco, “don Giussani sentì l’urgenza di comunicare l’incontro con la persona di Gesù che lui stesso aveva sperimentato. Aveva una capacità unica di risvegliare il desiderio di verità nei giovani. Quando vedeva questa sete nei ragazzi, non aveva paura di presentare loro la fede cristiana, ma senza mai imporre nulla. Il suo approccio ha generato tante personalità libere. Don Giussani aveva grande sensibilità nel rispettare l’indole, la storia, il temperamento, i doni di ognuno”.
Peraltro, don Giussani “non voleva persone tutte uguali, né che imitassero lui – ha rimarcato Papa Francesco –. Voleva che fossero originali e infatti, quei giovani, crescendo sono divenute presenze significative in diversi campi. Questa, amici, è una grande eredità spirituale che don Giussani ha lasciato: vi esorto a nutrire in voi la sua passione educativa, il suo amore per i giovani, il suo rispetto per l’unicità irripetibile di ogni uomo e ogni donna”.
“DON GIUSSANI ERA FIGLIO DELLA CHIESA”: IL RICORDO DI PAPA FRANCESCO
In conclusione, Papa Francesco ha inteso descrivere il don Giussani “figlio della Chiesa. Lui ha amato tanto la Chiesa, anche in tempi di smarrimento e di forte contestazione delle istituzioni. Ha sempre mantenuto l’affetto, l’amore, la tenerezza e la grande riverenza nei confronti della Chiesa, che considerava come la continuazione di Cristo nella storia. Ha insegnato ad avere rispetto e amore filiale nei confronti della Chiesa. Don Giussani, usando la metafora della strada, diceva che il carisma la rende bella: senza autorità si rischia di andare in una direzione sbagliata, ma senza il carisma il cammino rischia di diventare noioso per la gente”.
Di fatto, ha concluso Papa Francesco, “anche tra voi qualcuno è incaricato di un compito di autorità di governo, per servire e indicare agli altri la strada giusta, favorendo il movimento e il suo sviluppo, portando avanti progetti apostolici specifici, tutelando i membri del movimento, il loro cammino cristiano e la loro formazione spirituale. In tutti voi rimanga vivo il carisma, conservando sempre il fascino del primo incontro, della prima Galilea della chiamata: tornate sempre lì, a quella prima Galilea che ognuno di noi ha vissuto”.