LA CONFERENZA STAMPA DI PAPA FRANCESCO DI RITORNO DA MALTA

«La guerra è sempre crudeltà, una cosa inumana che va contro lo spirito umano. Io sono disposto a fare tutto quello che si possa fare, la Santa Sede ha tutta una parte diplomatica, Parolin, Gallagher stanno facendo di tutto, non si può pubblicare tutto quello che fanno per motivi di sicurezza»: lo ha detto Papa Francesco di ritorno dal Viaggio Apostolico a Malta, nella consueta conferenza stampa in aereo.



Recandosi a “La Valletta” era stato lo stesso Pontefice a ritenere come “sul tavolo” l’opzione di una visita imminente in Ucraina per farsi vicino alla popolazione invasa dalle forse russe, ma anche per iniziare ad intavolare possibili negoziati tramite la diplomazia vaticana (come spiegavamo qui, ndr). Ora Francesco sembra più che altro spiegare in maniera dettagliata quali possano essere le reali condizioni di un potenziale viaggio a Kiev: «Fra le possibilità c’è il viaggio. Ci sono due viaggi possibili: uno, me lo ha chiesto il Presidente della Polonia, di inviare il Cardinale Krajewski a visitare gli ucraini che sono stati ricevuti in Polonia. Lui è andato già due volte, portando due ambulanze, ed è rimasto lì con loro ma lo farà un’altra volta, è disposto a farlo. L’altro viaggio che qualcuno mi ha domandato, più di uno: io ho detto con sincerità che avevo in mente di andarci, ho detto che la disponibilità sempre c’è, non c’è un “no” a priori, sono disponibile».



“NON HO SENTITO PUTIN. GLI DIREI COSÌ…”: PARLA PAPA FRANCESCO

In merito alla possibilità effettiva di un viaggio in Ucraina, Papa Francesco spiega in maniera più dettagliata ai giornalisti a bordo del volo da Malta all’Italia «il progetto, è lì, come una delle proposte arrivate, ma non so se si potrà fare, se è conveniente farla, se farla sarebbe per il meglio, se conviene farla e devo farla, è in sospeso tutto questo. Poi, da tempo si era pensato a un incontro con il Patriarca Kirill: si sta lavorando a questo, si sta lavorando e si sta pensando di farlo in Medio Oriente. Queste sono le cose come stanno adesso».



È però da un cronista americano la domanda che un po’ tutti avevano in serbo da giorni per il Santo Padre Francesco, se ovvero fosse riuscito a sentire il Presidente russo Vladimir Putin in questi 40 giorni di guerra in Ucraina. «Il Presidente della Russia l’ho sentito alla fine dell’anno quando mi ha chiamato per farmi gli auguri, abbiamo parlato. Poi, il Presidente dell’Ucraina anche l’ho sentito, due volte. E ho pensato, il primo giorno della guerra, che dovevo andare all’Ambasciata russa per parlare con l’Ambasciatore, che è il rappresentante del popolo, e fare le domande e dire le mie impressioni sul caso. Questi sono i contatti ufficiali che ho avuto», ha dichiarato Papa Francesco rispondendo direttamente alla domanda sul Cremlino. In merito a quanto poter dire al Presidente di uno stato invasore, il Pontefice replica «gli direi le cose che ho detto alle Autorità di ogni parte sono pubbliche. Nessuna delle cose che ho detto è riservata per me. Quando ho parlato con il Patriarca, lui poi ha fatto una bella dichiarazione di quello che ci siamo detti». Papa Francesco arriva anche a “stanare” una domanda particolarmente controversa come quella fatta sul “vero messaggio” che vorrebbe mandare a Putin davanti all’atroce guerra «ripugnante» (cit. Papa Francesco stesso): «Non faccio un doppio linguaggio. È sempre lo stesso. Credo che sotto la sua domanda c’è anche un dubbio sulle guerre giuste o le guerre ingiuste. Ogni guerra nasce da un’ingiustizia, sempre. Perché è lo schema di guerra, non è lo schema di pace». Per esempio, aggiunge il Papa, fare investimenti per comprare le armi rientra in questo schema: «‘ma ne abbiamo bisogno per difenderci” mi dicono. E questo è lo schema di guerra. Quando finì la Seconda Guerra Mondiale, tutti hanno respirato e detto “mai più la guerra: la pace!”, ed è incominciata un’ondata di lavoro per la pace, anche con la buona volontà di non fare le armi, tutte, anche le armi atomiche, in quel momento, dopo Hiroshima e Nagasaki. Era una grande buona volontà. Settant’anni dopo, ottant’anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo». Il monito di Francesco è per l’umanità intera, non solo per l’esercito o il Governo russo: «Noi non possiamo non siamo capaci di pensare un altro schema, perché non siamo più abituati a pensare con lo schema della pace […] noi siamo testardi! Siamo testardi come umanità. Siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino. Non a caso all’inizio della Bibbia c’è questo problema: lo spirito “cainista” di uccidere, invece dello spirito di pace».