L’ANGELUS DI PAPA FRANCESCO E L’APPELLO PER LA PACE IN UCRAINA

«Non si arresta purtroppo la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per questo. Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante»: ancora una volta durissimo e netto Papa Francesco nell’Angelus da Piazza San Pietro, invocando la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina dopo ben 25 giorni di guerra.



Al termine del commento al Vangelo del Giorno e dopo la recita dell’Angelus, Francesco non può non soffermarsi sulle atrocità a poche centinaia di chilometri da Roma: «Anche questa settimana missili e bombe si sono abbattuti su civili, anziani, bambini e madri incinte. Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa… Bambini innocenti», descrive con amarezza e commozione il Santo Padre. Il Papa definisce come disumano e sacrilego quanto sta avvenendo sul confine Est dell’Europa: «Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei».



L’ATTO DI CONSACRAZIONE DEL PAPA A RUSSIA E UCRAINA

Tutto quanto descritto da Papa Francesco e che purtroppo stiamo continuando a vedere da tre settimane a questa parte, «è disumano»: anzi, continua dopo l’Angelus il Pontefice, «è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega! Preghiamo in silenzio per quanti soffrono». Rinnova il ringraziamento e la preghiera per i pastori presenti ancora in Ucraina, come il Nunzio Apostolico Monsignor Visvaldas Kulbokas, che dall’inizio della guerra è rimasto a Kyiv insieme ai suoi collaboratori: «con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino. Stiamo vicini a questo popolo, abbracciamolo con l’affetto e con l’impegno concreto e con la preghiera». Papa Francesco rinnova l’appello a non abituarsi alla guerra e alla violenza, invitando ad accogliere l’altro sempre e comunque specie in questi momenti di estrema emergenza. Infine, il Pontefice ribadisce l’’atto di consacrazione di Russia e Ucraina per il prossimo 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore: «Invito ogni comunità e ogni fedele a unirsi a me venerdì 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione, nel compiere un solenne Atto di consacrazione dell’umanità, specialmente della Russia e dell’Ucraina, al Cuore immacolato di Maria, affinché Lei, la Regina della pace, ottenga al mondo la pace».