STATI GENERALI DELLA NATALITÀ, L’INTERVENTO DI PAPA FRANCESCO
Dalla «rivoluzione culturale» all’«atto rivoluzionario», passando per una natalità che non può essere «slegata dall’accoglienza»: con gli ultimi interventi di Papa Francesco e la Premier Giorgia Meloni, gli Stati Generali della Natalità hanno trovato in questa due giorni di importanti panel già diversi spunti di dibattito per la grande “battaglia” da lanciare nei prossimi anni per la politica e l’intera società italiana. Sono 11 milioni gli italiani che rischiamo di perdere nei prossimi anni se non viene invertita la curva della natalità nel nostro Paese: parte da qui il Santo Padre presente sul palco degli Stati Generali della Natalità, organizzati dal Forum delle Famiglie, assieme alla Presidente del Consiglio.
«Forse mai come in questo tempo, tra guerre, pandemie, spostamenti di massa e crisi climatiche, il futuro pare incerto. Tutto va veloce e pure le certezze acquisite passano in fretta. Infatti, la velocità che ci circonda accresce la fragilità che ci portiamo dentro», spiega Papa Francesco nel suo discorso a Roma. In questo contesto però, sono le giovani generazioni a sperimentare più di tutti «una sensazione di precarietà. Difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali che interpellano la politica». Sono problemi, rileva ancora il Papa guardando i Ministri presenti, che interpellano la politica: «è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi. E ancora, per descrivere il contesto in cui ci troviamo, penso a una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com’è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia». Tornando sul tema stretto della natalità, Papa Francesco sottolinea come «La nascita dei figli è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c’è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell’avvenire». Occorre seguire la Provvidenza, certo, ma Papa Francesco dice che questo non può essere una “scusa” per non attivarsi, nella scia di quanto sta giustamente mettendo sul piatto il Governo con politiche atte alla natalità crescente: «Bisogna cambiare mentalità: la famiglia – afferma – non è parte del problema, ma della sua soluzione. E allora mi chiedo: c’è qualcuno che sa guardare avanti con il coraggio di scommettere sulle famiglie, sui bambini, sui giovani? Non possiamo accettare che la nostra società smetta di essere generativa e degeneri nella tristezza». La natalità e l’accoglienza, rileva ancora il Pontefice, non vanno mai contrapposte in quanto «sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società». Da ultimo, non lesina bordate Papa Francesco contro la cultura dominante woke e secolarizzata che alberga talvolta anche in Italia: «C’è una cultura nemica della famiglia, centrata sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia. Le più danneggiate sono le giovani donne spesso costrette al bivio tra carriera e maternità».
MELONI CON PAPA FRANCESCO SULLA NATALITÀ: “MAI L’UTERO IN AFFITTO”
Poco prima dell’intervento di Papa Francesco, anche la Premier Giorgia Meloni ha trattato a fondo il tema del crollo demografico con conseguenze tragiche per il futuro se non si inverte subito la curva: «Parlare oggi di natalità è un atto rivoluzionario. Le donne non sono libere se devono scegliere tra figli e lavoro», ha detto la leader del Governo intervenendo agli Stati Generali della Natalità.
«Vogliamo vincere la sfida della natalità con l’approccio sussidiario che vuol dire creare le condizioni favorevoli alla famiglia», ha detto ancora Meloni parlando alla larga platea di famiglie, politici, sacerdoti e bambini. «Vogliamo una nazione in cui non sia scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che la maternità non è in vendita, che l’utero non si affitta e che i figli non sono un prodotto da banco come al supermercato», sferza la Premier attaccando la pratica dell’utero in affitto e in generale la maternità “surrogata”, «Vogliamo ripartire dal rispetto della dignità, dell’unicità e dalla sacralità di ogni essere umano, […] Vogliamo restituire agli italiani una nazione nella quale esser padri non sia fuori moda, nella quale le madri siano un valore socialmente riconosciuto, una nazione nella quale fare figli è una scelta bellissima che non ti impedisce di fare niente e ti da tantissimo».