Fino ad oggi le critiche “politiche” lanciate da Papa Francesco non avevano ancora “toccato” l’Unione Europea: dopo l’ultimo viaggio a Cipro e Grecia, con la consueta conferenza stampa “a braccio” sull’aereo di ritorno, il “vento” è sembrato cambiato con un Pontefice se vogliamo molto duro in merito all’ultima polemica sul documento – poi ritirato – “Linee guida per una comunicazione inclusiva nelle istituzioni europee”.



«Il documento della UE sul Natale è un anacronismo da laicità annacquata», dice senza mezzi termini il Santo Padre tornando in Italia dopo il viaggio apostolico. L’analisi di Papa Francesco è molto dettagliata e – come giustamente nota Renato Farina oggi su “Libero Quotidiano” – si inserisce in perfetta continuità con i suoi predecessori al Soglio Pontificio Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nel contestare la mancanza di riferimento dell’Unione Europea alle proprie radici giudaico-cristiane. Il documento della commissaria Dalli contro il Natale, sostiene il Papa, «è un anacronismo» purtroppo già visto molte volte anche nella storia recente: «tante dittature, hanno cercato di farla. Pensa a Napoleone: da lì… Pensa alla dittatura nazista, quella comunista… è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata… Ma questa è una cosa che non funzionò durante la storia».



L’ATTACCO DEL PAPA ALL’EUROPA

Francesco riflette sul fatto che l’Unione Europea oggi, nel 2021, dovrebbe prendere nuovamente in mano «gli ideali dei Padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza, e stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche». Se non verrà fatto qualcosa, avverte il rischio Papa Bergoglio, si potrebbe arrivare a dividere i Paesi e far fallire così l’Ue: «L’Unione europea deve rispettare ogni Paese come è strutturato dentro. La varietà dei Paesi, e non volere uniformare. Io credo che non lo farà, non era sua intenzione, ma stare attenta, perché delle volte vengono, e buttano lì progetti come questo e non sanno cosa fare, non so mi viene in mente… No, ogni Paese ha la propria peculiarità, ma ogni Paese è aperto agli altri». Infine il monito del Pontefice in alta quota davanti ai giornalisti assorti: «Unione europea: sovranità sua, sovranità dei fratelli in una unità che rispetta la singolarità di ogni Paese. E stare attenti a non essere veicoli di colonizzazioni ideologiche. Per questo, quello del Natale è un anacronismo». Sul “caso Ue-Natale” il Papa ci ritorna poco dopo quando mette in guardia l’Europa sui pericoli all’orizzonte per la democrazia occidentale: «Io oggi forse vedo due pericoli contro la democrazia: uno è quel- lo dei populismi, (…) non dico di destra o di sinistra, (…) essi niente hanno a che vedere con i popolarismi che sono l’espressione libera dei popoli, che si mostrano con la loro identità, il loro folklore, i loro valori, l’arte…». Il secondo e più grave pericolo però, inquadra il Papa, avviene quando «si sacrificano i valori nazionali, si annacquano verso, diciamo una parola brutta, ma non ne trovo un’altra, verso un “impero”, una specie di governo sovranazionale e questa è una cosa che ci deve far pensare». Francesco arriva a citare “Il padrone del mondo” di Benson, con quella utopica e inquietante illusione per cui un governo internazionale arriva a dirigere tutti i Paesi: «quando si hanno questi tipi di Governo, spiega Benson, si perde la libertà. Meglio di no».

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