PAPA FRANCESCO A TRIESTE PER LA SETTIMANA DEI CATTOLICI: LA DEMOCRAZIA NON È IN BUONA SALUTE, ECCO COSA POSSONO FARE I CRISTIANI. IL DISCORSO
La democrazia non è in buona salute: parte da questo assunto il discorso di Papa Francesco nella mattinata di visita pastorale a Trieste in conclusione alla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia: prima della celebrazione della Santa Messa e dell’Angelus da una gremita Piazza Unità d’Italia sul porto di Trieste – qui i passaggi centrali dell’omelia sulla fede inquieta e con urgenza di pace – Papa Francesco è stato accolto dal vescovo di Trieste mons. Trevisi e dal Presidente della CEI Card. Matteo Maria Zuppi presso il Generali Convention Center del capoluogo friulano. Nel suo discorso centrale il Santo Padre ha voluto ringraziare Monsignor Renna e il Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali, rivolgendosi poi alla platea per concentrarsi sul significato profondo di un evento del genere.
Con una democrazia che ha dimostrato alle ultime Elezioni Europee 2024 il record purtroppo negativo dell’astensione in Italia, Papa Francesco spiega perché parlare di democrazia e di partecipazione è tutt’altro che un tema marginale: «la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche». Al Pontefice preoccupa il numero di persone che non è andato a votare in queste ultime Elezioni, in quanto la parola stessa “democrazia” non coincide sempre con il mero voto del popolo: «La democrazia esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare».
Non gode affatto di buona salute, ripete ancora Papa Francesco parlando della democrazia italiana (e in generale in Occidente) in crisi: «ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo». Secondo il Santo Padre, tutti devono comunque sentirsi parte di un progetto di comunità e non possono sentirsi inutili: da qui la critica netta del Papa alle forme di assistenzialismo che non arrivano a riconoscere la dignità delle persone, sono piena «ipocrisia sociale. Non dimentichiamo questo. L’assistenzialismo è nemico della democrazia, è nemico dell’amore al prossimo e l’indifferenza è un cancro della democrazia». Come aveva spiegato sempre Papa Francesco nella sua introduzione all’antologia di suoi discorsi sul tema della democrazia, la difficoltà oggi delle democrazie nel farsi carico della complessità del tempo presente «sembra talvolta cedere il passo al fascino del populismo».
CARD. ZUPPI CON IL PAPA: “NOI CATTOLICI NON SIAMO UNA LOBBY DI PARTE, VOGLIAMO AIUTARE LA DEMOCRAZIA IN ITALIA”
Il ruolo del cristianesimo era e rimane cruciale secondo Papa Francesco per il valore attuale della democrazia: dalla corretta relazione laica (e non laicista) tra religione e società, fino al dialogo fecondo con la comunità civile e sociale, per arrivare a quello con le istituzioni politiche in quanto «illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona». Il Papa conclude da Trieste richiamando i cristiani ad una fede che non sia più marginale o “minima”: «Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce».
Prima del discorso di Papa Francesco sul tema “Al cuore della democrazia”, scelto per la Settimana Sociale dei Cattolici 2024 a Trieste, il Presidente della Chiesa italiana è intervenuto ribadendo – come nel suo discorso di apertura – che i cattolici in Italia sono la storia di un popolo, sono “artigiani di democrazia”, ed è questo valore che va recuperato contro la crisi del “noi”. «I cattolici in Italia non sono e non vogliono essere una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte, perché l’unica parte che amano e indicano liberamente a tutti è quella della persona, ogni persona, qualunque, dall’inizio alla fine naturale della vita», ha detto il cardinale Zuppi davanti a Papa Francesco, ribadendo come la democrazia sia una sorta di orchestra dove «Ogni strumento è importante, ma nell’orchestra tutti hanno bisogno di accordarsi agli altri». Lo ha insegnato Gesù stesso che quell’amore per la persona e la difesa della sua vita deve essere al centro di qualsiasi agire sociale della Chiesa: «Alle sfide vogliamo rispondere da cristiani. Vogliamo dare frutti di democrazia, cioè di uguaglianza, di diritti e doveri per tutti. Al cuore della democrazia ci sono le persone e c’è un atteggiamento di fiducia e speranza». I cattolici insomma, non sono una «lobby di parte», conclude il Card. Zuppi, ma restano a difesa di ogni persona in tutti i temi della vita pubblica: «c’è voglia di partecipazione, di aiutare una democrazia viva del nostro Paese e dell’Europa, non quella del benessere individuale, ma del bene comune».