Papa Francesco è stato troppo accondiscendente con Vladimir Putin nell’intervista a Radio Svizzera Italia, eppure in quella rilasciata a Infobae ha preso le distanze da Daniel Ortega, dittatore del Nicaragua su cui finora era rimasto in silenzio e che nel frattempo ha sottoposto i cristiani ad una repressione durissima. «È come le dittature comuniste e hitleriane», ha dichiarato Bergoglio. Un’accusa pesante, che non deve sorprendere visto quello che sta accadendo in Nicaragua. Ha mandato in galera rivali, la polizia nelle chiese ed è anche arrivato a vietare la Via Crucis.
Ma è anche arrivato a bandire 19 associazioni imprenditoriali, portando alla chiusura ad esempio di Caritas, Accademia della Lingua, una ventina di università e associazioni religiose, culturali, sportive e scientifiche, ambientali, assistenziali e dei diritti umani. In pratica, il 43% di tutte le associazioni. A febbraio sono stati scarcerati 222 prigionieri politici, ma per essere espulsi, mentre 94 persone sono state private della cittadinanza.
DOPO ANNI DI SILENZIO BERGOGLIO PARLA DI ORTEGA
Nel mirino anche religiosi, come monsignor Rolando Álvarez, vescovo che si è rifiutato di essere esiliato ed è stato condannato a 26 anni. Papa Francesco è stato tacciato di ignorare la questione, alle spalle dei religiosi nicaraguensi perseguitati. Ma alla fine, parlando dei regimi di sinistra autoritari in America Latina, ha espresso la speranza di un cambiamento in Venezuela e spiegato che secondo lui Daniel Ortega manifesta segni di «squilibrio». A proposito del vescovo in carcere, lo ha definito «un uomo molto serio, molto capace» che «volle dare la sua testimonianza e non accettò l’esilio». Il pontefice ha spiegato che «è qualcosa che è al di fuori di quello che stiamo vivendo, è come se portasse la dittatura comunista del 1917 o la dittatura hitleriana del 1935, portando la stessa qui… Sono una specie di dittature villane».