Papa Francesco nelle scorse ore ha voluto accendere i riflettori su un problema comune a decine di persone e di italiani dopo l’ondata pandemica che ha investito il mondo: la povertà. “Questa crisi del Coronavirus – ha commentato il pontefice – sta colpendo tutti noi, ricchi e poveri, e sta mettendo sotto i riflettori l’ipocrisia. Mi preoccupa l’ipocrisia di alcune personalità politiche che parlano di affrontare la crisi, del problema della fame nel mondo, ma che nel frattempo producono armi. È il momento di lasciare questo tipo di ipocrisia funzionale. È un momento di integrità. O siamo coerenti con le nostre convinzioni o perdiamo tutto“. Questo poiché, a detta del Papa, ogni crisi contiene sia il pericolo che l’opportunità. “Oggi credo che dobbiamo rallentare il nostro ritmo di produzione e di consumo e imparare a capire e a contemplare il mondo naturale. Questa è l’occasione per la conversione. Vedo i primi segni di un’economia più umana. Ma non perdiamo la memoria una volta che tutto questo è passato, non archiviamolo e torniamo al punto in cui eravamo. Questo è il momento di fare il passo decisivo, di passare dall’uso e abuso della natura alla contemplazione. Abbiamo perso la dimensione contemplativa, dobbiamo recuperarla”.
PAPA FRANCESCO: “È IL MOMENTO DI VEDERE I POVERI”
Secondo Papa Francesco, questo è il momento di vedere i poveri, in quanto Gesù dice che avremo sempre con noi i poveri. “Sono una realtà che non possiamo negare. Ma i poveri sono nascosti, perché la povertà è timida. C’è un numero così grande di persone che sono ai margini. E noi non le vediamo, perché la povertà è timida. Sono diventati parte del paesaggio, sono cose”. Successivamente, il pontefice cita l’esempio di Madre Teresa di Calcutta: “Lei li ha visti e ha avuto il coraggio di intraprendere un cammino di conversione. ‘Vedere’ i poveri significa restituire loro l’umanità. Non sono cose, non sono spazzatura, sono persone”. Bergoglio esorta a non disincentivare i poveri e a “scendere nel sottosuolo”, a “passare dal mondo ipervirtuale e senza carne alla carne sofferente dei poveri. Questa è la conversione che dobbiamo subire. E se non partiamo da lì, non ci sarà conversione”. Dichiarazioni che, in un momento storico come quello che stiamo attraversando, non possono che essere d’incentivo.